Annarita Turi, responsabiledelle Convenzioni dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionariatra le Chiese, spiega in questa intervista qual è lo spirito che anima una dimensione tutt’altro che burocratica della Chiesa italiana.
«Dentro i fascicoli cartacei di questo ufficio sono custoditi volti e vite di tantissime persone, conservate con cura, con l’attenzione di chi sa che dietro c’è una storia personale».
Vicende, vocazioni e passioni che meritano «di essere accompagnate». Dietro ogni passaggio di carte «ci sono vite uniche nel loro genere».
Con queste parole Annarita Turi, responsabile dell’Ufficio di Cooperazione Missionaria tra le Chiese, spiega la ratio che guida una “missione” speciale, spesso sconosciuta ai più.
Si tratta di «curare la registrazione e la validità delle Convenzioni per sacerdoti e laici italiani che partono come fidei donum». Ma non solo.
Anche di quei sacerdoti diocesani «stranieri che arrivano in Italia e dei preti italiani che desiderano fare esperienze in altre diocesi del Paese».
Dietro ogni convenzione, ribadisce Turi, laureata in giurisprudenza e in diritto canonico ed abilitata all’esercizio della professione forense, «si nascondono i volti di molte persone che transitano direttamente o indirettamente per questo ufficio, determinate a mantenere rapporti umani e di amicizia con noi».
«Ci sono ad esempio foto e volti di molti laici: Chiara, Matteo, Marco, che sono medici, infermieri, educatori ed ognuno di loro ha scelto di donare la vita personale e professionale a servizio degli ultimi», con molti dei laici attraverso i corsi del Cum per missionari rientrati, si prova ad instaurare una connessione e si cerca di mantenere un rapporto per seguirne le evoluzioni.
Si tratta quindi di un archivio quasi vivo, che misura il polso della missione italiana all’estero e della crescente presenza di famiglie missionarie, o di laici singoli, determinati a partire, con vocazioni missionarie maturate nel corso della vita adulta.
La genesi dell’ufficio spiega molte cose: «venne creato dal Consiglio Permanente della Cei nel 1978, perché fosse strumento di studio e di lavoro a servizio dell’animazione missionaria della Chiesa in Italia, e della sua cooperazione con le altre Chiese del mondo, per l’evangelizzazione e la promozione umana».
Essenziale è il coordinamento e lo stretto legame con la Fondazione Missio che per Statuto sostiene la dimensione missionaria della comunità ecclesiale, «con particolare attenzione alla missio ad gentes e alle iniziative di animazione, formazione e cooperazione tra le Chiese», ricorda.
Ma esiste anche un altro collegamento prioritario: quello con la Congregazione di Propaganda Fide e la Commissione Episcopale per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Turi definisce questo come «l’ufficio della frontiera ecclesiastica per tutti i presbiteri diocesani stranieri che arrivano in Italia, per regolarizzare la loro posizione nella nostra Chiesa».
Ma c’è anche un altro prezioso ruolo: quello di essere un archivio della Storia. Tramite le carte si ricostruisce un pezzetto non irrilevante di Storia della Chiesa.
I posteri guarderanno forse anche a questi documenti quando vorranno capire le vicende dei martiri o dei vescovi.
«Qui sono custodite anche le firme e le storie di tanti fidei donum che sono morti martiri in missione, e vengono conservati i percorsi di chi è diventato vescovo nella propria diocesi estera, cosi come dei sacerdoti italiani fidei donum divenuti vescovi nei territori di missione, ma anche di tanti altri sacerdoti italiani che scelgono di andare in missione nei luoghi più difficili del pianeta».
Negli ultimi anni è diventato il punto di riferimento nazionale per tutti i vescovi italiani e per tantissimi operatori diocesani che quotidianamente si rivolgono all’Ufficio per chiedere assistenza e aiuto nelle modalità dei percorsi di arrivo o partenze del personale apostolico.
In estrema sintesi, la responsabile della struttura dice: «non è un ufficio che lavora solo carte, che vive solo la burocrazia, ma un luogo che cerca di trovare soluzioni pastorali e giuridiche, ogni giorno, alle non sempre facili situazioni di vita che si presentano dietro ogni storia, e non c’è storia che non sia unica».