Si è tenuto a Londrina, nello stato brasiliano del Paranà, il 14° incontro delle Comunità Ecclesiali di Base (Cebs). 3500 rappresentanti provenienti da tutto il Brasile, più di 40 vescovi, 500 volontari coinvolti nella sola diocesi di Londrina per garantire il fluire di questo popolo di “chiesa dal basso”.

L’incontro è stato aperto dal vescovo locale Dom Geremias Steinmetz, che ha letto il messaggio inviato da Papa Francesco.

Caratteristica di questi incontri è che le persone vengono ospitate nelle famiglie: in questo caso  2000 famiglie della diocesi di Londrina sono state coinvolte, oltre alle 13 parrocchie che hanno dato ospitalità ad altrettanti gruppi di lavoro.

Gli incontri delle Cebs  seguono uno schema ben collaudato: al mattino incontro nel Palazzetto dello sport della città ospitante per le relazioni in assemblea plenaria, poi il trasferimento e al pomeriggio i 3500 partecipanti sono stati divisi in 13 mini-plenarie per tematiche scelte da ciascun partecipante al momento dell’iscrizione.

Così pure la suddivisione ulteriore per i lavori di gruppo: un lavoro capillare che consente la partecipazione e il diritto di parola di ciascuno.  La sera  il ritorno nelle famiglie  o nelle comunità parrocchiali ospitanti per momenti di condivisione e preghiera.

Il tema di questo incontro Cebs di Londrina è stato: la sfida del mondo urbano”.

I dati sono impressionanti: l’84% della popolazione brasiliana vive urbanizzata in città o grandi periferie, ma se si considera la sterminata foresta Amazzonica, il dato nelle  aree urbanizzate del centro sud del paese sale oltrepassando il 90% della popolazione.

Fenomeno che ha visto una rapida impennata negli ultimi trent’anni, con conseguenti problemi irrisolti: solo il 60% della popolazione non può usufruire di un soddisfacente e completo sistema fognario, 35 milioni di brasiliani sono regolarmente senza acqua potabile nei rubinetti delle loro case. La razionalizzazione dell’acqua è un fatto quotidiano soprattutto nel sertão brasiliano, la grande regione centrale dove quando piove si fa festa.

«La sfida del mondo urbano interroga la chiesa  ed è una sfida che non può essere elusa», dice dom Reginaldo Andrietta, vescovo di Jales, nello stato di san Paolo.

«La chiesa cattolica non può affrontare le tematiche della realtà urbana con la struttura parrocchiale classica che ci portiamo da secoli», dice il biblista Sandro Gallazzi.

Aspettare che l’abitante delle megalopoli venga nelle parrocchie, impostate nel modo classico, centralizzate, è una mera utopia. La chiesa deve scegliere con chi stare, e con papa Francesco la scelta è chiara: con gli ultimi, gli oppressi.

La chiesa in uscita è una chiesa, continua dom Neri José Tondellovescovo di Juina, Mato Grosso «che lascia la struttura e va agli incroci delle strade».

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Il sottotitolo dell’incontro di Londrina si rifà al capitolo 3 di Esodo ho udito il grido del mio popolo e sono sceso a liberarlo”. Ma altrettanto importanti, continua Gallazzi,  sono i versetti successivi, “ora va!”, nel senso del “vai tu, mio popolo”. È l’invito del Signore ad una partecipazione attiva, a far crescere la presenza dei piccoli come soggetti di pastorale della chiesa, e non come oggetti di una pastorale pensata a partire dall’alto.

Il problema gravissimo del mondo urbano oggi in Brasile è la violenza. Dice p.Braulio, prete a São Luis nel Maranhão: «Nella mia parrocchia ci sono 5 omicidi la settimana e sono quasi sempre giovani coinvolti nella droga. Fintanto che non si offre loro alternative di lavoro, di studio, di formazione, è facile cadere nelle maglie della criminalità, che sfrutta questi ragazzi per lasciarli poi stesi per terra con una pallottola nello stomaco».

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Viviamo una guerra civile strisciante, non dichiarata, nascosta, ci dice Marcelo Chalreo, avvocato di Rio de Janeiro, responsabile della commissione per i diritti Umani dell’ordine degli avvocati di Rio.

«A Rio un terzo della popolazione vive in favelas, a San Paolo un quarto. E chi vive in favela vive una situazione estremamente preoccupante, gravissima. La polizia non media, spara! Spesso si muore solo perché si è negri, donne e poveri.  C’è in atto un genocidio contro la popolazione afrodiscendente, questo fatto è sotto gli occhi di tutti in Brasile».

«La guerra della droga contamina il tessuto sociale», continua Chalreo intervenendo in una miniplenaria, «l’azione del governo per reprimere il traffico di droga toglie risorse utili allo sviluppo di attività, come la scuola, la formazione professionale, la sanità».

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Le comunità di base, afferma Tea Frigerio, missionaria italiana, teologa, intervenuta in una assemblea plenaria dell’incontro, sono lo spazio alternativo, nelle città, per chi non conta e non ha identità. Queste persone nelle Cebs riescono a fare esperienza di “resurrezione” quando scoprono di avere un’identità,  di avere voce e con la propria vita essere l’inizio la semente del regno di Dio.

Paolo, l’apostolo delle genti, diceva alle comunità di non conformarsi al mondo, perché la logica del mondo porta alla morte, e la proposta del vangelo è una proposta di vita e di relazioni nuove. Le tre “T” proposte da papa Francesco ai movimenti popolari “terra, tetto, trabalho (lavoro)” sono l’orizzonte di impegno delle Comunità ecclesiali di base, ci dice Daniel Seidel, ragazzo ai tempi di Helder Camara, profeta, sinonimo di chiesa che non solo ha indicato  la strada, ma si è messa a fianco del povero per percorrerla.

Video intervista a Tea Frigerio, biblista  

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