E’ fallito anche il secondo tentativo di ‘cessate il fuoco’ nella Ghouta orientale, dopo la finta tregua di 5 ore accettata ieri dai russi e subito violata dall’aviazione di regime.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva imposto in realtà 30 giorni di interruzione dei bombardamenti per consentire almeno ai feriti o alla popolazione più vulnerabile di lasciare l’area, ma la tregua non regge.

Il sito web di Al Jazeera stamattina parlava di un altro ‘tentativo’ russo di imporre una ‘humanitarian pause’ e procedere almeno con l’evacuazione lungo i corridoi umanitari.

A non rispettare le richieste dell’Onu è la forza aerea di regime, dicono gli osservatori internazionali, che bombarda gli avamposti ribelli, i quali rispondono al fuoco.

I civili inermi muoiono intrappolati tra i due contendenti. Con l’aggravante che i raid governativi sono attacchi chimici che avvelenano soprattutto i bambini.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani scriveva ieri che «le forze governative di Assad hanno preso di mira le aree attorno a Jisrayn, attacco che ha provocato la morte di un bambino e il grave ferimento di 7 civili. Due raid aerei hanno colpito la città di Arbin city e le aree di Kafr Batna».

La Ghouta, vasto quartiere orientale di Damasco, dal 2013 è occupata da fazioni armate ribelli, e pertanto è tenuta sotto assedio dall’esercito siriano e dal suo alleato russo che non esitano a bombardare il territorio colpendo la popolazione civile (circa 400mila persone). Target privilegiati sono gli ospedali. Perfino i reparti di neonatologia sono presi di mira.

Il regime di Assad e la contraerea di Putin hanno continuato a sganciare bombe ininterrottamente su questa regione dal 18 febbraio scorso, usando pesanti armi chimiche, come si deduce dalle tante riprese video, foto e testimonianze sul campo.

Mentre la fragile tregua vacilla e la popolazione muore – sotto i colpi di chi dovrebbe invece proteggerla – a l’Aja l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) sta in queste ore esaminando le «prove credibili» sull’uso di ordigni non convenzionali.

In un comunicato stampa il Segretariato tecnico della OPCW – nata nel 1997 in seguito alla firma della Convenzione sulle armi chimiche e di cui fanno parte 192 Stati membri- scrive che una Commissione interna indaga «sui report medico-sanitari e su tutta la documentazione rilevante».

Non omette di dire che «sta lavorando a stretto contatto con gli Stati parte al trattato, incluso il governo della Repubblica Araba Siriana».

Questo significa che anche Bashar-al Assad potrà fornire le sue prove contrarie o difendersi, poiché non è sul banco dei gli imputati ma tra i testimoni.

Un dossier pubblicato a febbraio 2017 da Popoli e Missione spiega quali siano le nuove aberrazioni belliche e perché in Siria si è superato ogni tabù e la guerra è andata oltre il concetto di guerra.