Nella mattinata di oggi – sabato 1 marzo 2025 – si è concluso il Convegno missionario nazionale dei seminaristi, in corso a Reggio Calabria da mercoledì scorso.

Don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, ha sintetizzato i lavori dei laboratori di gruppo di ieri pomeriggio, sottolineando anche i concetti chiave che i tre principali relatori di questi giorni hanno voluto condividere con i partecipanti.

«L’immagine biblica del “banchetto per tutte le genti” ha fatto sì che i tre relatori si completassero a vicenda, ciascuno con le sue ricchezze e sottolineature specifiche», ha osservato.

Le stesse tematiche sono risultate particolarmente significative anche nei laboratori. Nello specifico, don Pizzoli ha sottolineato che:

  1. In un mondo estremamente complesso, pieno di difficoltà, di frammentazioni e di contraddizioni, è indispensabile sviluppare una capacità di ascolto autentico, frutto di un’accoglienza incondizionata (senza pregiudizi), sguardo di benevolenza verso tutti, proprio della carità pastorale, e capacità di sintonizzarsi empaticamente.

In particolare, nella realtà pluralistica multiculturale e multireligiosa in cui viviamo, è stata sottolineata la necessità di imparare a interloquire con tutti e offrire un’accoglienza incondizionata ad ogni persona, qualsiasi sia la sua appartenenza culturale o religiosa.

  1. Per una azione autenticamente missionaria, è necessario porre al centro Gesù Cristo e il mistero pasquale:
    1. Il nostro legame profondo con Lui qualifica lo spessore e la capacità di attrazione della nostra testimonianza.
    2. La sua incarnazione nelle più profonde sofferenze umane ci permette di trovare parole di conforto e di speranza anche nelle peggiori situazioni di sofferenza.
    3. La sua vittoria su ogni male e sul peggiore di tutti i mali, che è la morte, con la sua Pasqua, permette di aprire squarci di luce e di speranza anche nelle notti più buie.
  2. La missione si vive e si realizza prima di tutto attraverso la testimonianza: dobbiamo imparare a raccontare il nostro incontro con Cristo e condividerlo con uno stile narrativo. La narrazione è lo stile scelto da Gesù stesso per rendere accessibile il suo messaggio ai più semplici ed umili. In un laboratorio si è sottolineato che “l’incontro missionario inizia dal narrare un’esperienza di vita vissuta e solo successivamente lo si fa seguire da un annuncio di fede”; in un altro si diceva che “dobbiamo imparare a raccontarci come e dove il Signore ha parlato e parla alla mia vita”.

In diversi gruppi è emersa la difficoltà di vivere relazioni autentiche in Seminario.

Alla domanda: “Quanto ci apriamo al mondo, con il suo dolore e la sua gioia, i suoi sogni e le sue paure?”, alcuni gruppi hanno risposto dicendo che “la formazione nei Seminari non può essere causa di allontanamento dalla realtà e dagli altri, ma di avvicinamento”. Alcuni hanno espresso la necessità di una qualche trasformazione del modello di vita nei Seminari; altri hanno detto che la frammentarietà dell’esperienza pastorale non permette di sperimentare e di sperimentarsi in relazioni significative; altri hanno espresso il desiderio di sperimentare relazioni interculturali, esercitando la pazienza, la capacità di superare divisioni e l’opportunità di costruire relazioni vere.

Infine, nei laboratori è emersa anche la necessità di sentirci sempre in un cammino di “conversione” e di uscita dalle proprie categorie rigide e chiuse, per saper dialogare con tutti. Una conversione che ci porti ad essere uomini portatori di gioia e di speranza.