Sono due i missionari italiani ancora nelle mani di rapitori in aree destabilizzate del mondo. Nel nord del Mali, prigioniero di una milizia jihadista c’è padre Pierluigi Maccalli, missionario della Società delle missioni africane (SMA), rapito il 17 settembre del 2018 nella sua parrocchia a Bomoanga, nella diocesi di Niamey, capitale del Niger.
Un gruppo di uomini armati fece irruzione nella missione e si portò via il missionario italiano originario di Crema. Sembrò fin da subito un prelievo a colpo sicuro dal bancomat dei rapimenti dei missionari o dei cittadini bianchi per ottenere in cambio del rilascio un lauto riscatto che finanzia la milizia.
Rapito sempre in Niger c’è anche Nicola Chiacchio, un turista italiano. Entrambi erano vivi all’inizio di aprile scorso e un video che ha fatto il giro del mondo lo dimostra.
29 luglio 2013 a Raqqa in Siria
Diversa invece è la storia p. Paolo Dall’Oglio, gesuita romano, fondatore e animatore per 20 anni della Comunità ecumenica di Mar Musa in Siria, del quale non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013. E’ stato rapito a Raqqa, dove si trovava clandestinamente dopo l’espulsione di un anno prima ad opera del governo siriano. Raqqa a quel tempo era nelle mani dell’Isis e arrivarci anche per uno che era stato espulso dal paese non era difficile. Quel 29 luglio in tarda mattinata p. Paolo entrò nella sede dell’ex governatorato, divenuto nel frattempo sede delle milizie Isis,perché aveva appuntamento con l’emiro Abu Lukhman per una difficile mediazione con delle milizie che si opponevano al regime.
Chi ha ospitato padre Dall’Oglio a Raqqa in quei giorni lo raccontano molto teso. Al giornalista locale che lo seguiva e lo accompagnò quella mattina fino al luogo dell’incontro p.Dall’Oglio disse: «se non torno entro poche ore, date l’allarme». E così è stato. Ci sono molti interrogativi sulla vicenda di p. Dall’Oglio. La domanda di tutti è: dopo 7 anni è ancora vivo oppure è morto? Molte cose sono cambiate anche a Raqqa. L’edificio dove p. Paolo entrò per l’ultima volta e nessuno l’ha mai visto uscire è ridotto ad un cumulo di macerie, dall’ottobre 2017 tutta la regione è stata liberata e l’Isis dissolta.
Come gestire un prigioniero in queste condizioni? Le autorità tacciono per non intralciare le indagini, ma dopo 7 anni la famiglia, gli amici, il monastero di Mar Musa e tutti coloro che erano legati spiritualmente a p. Dall’Oglio (è nata anche una associazione di giornalisti amici di p. Paolo, ndr) hanno diritto di sapere qualcosa.
Hanno diritto di sapere se sono state sentite le persone che hanno vissuto, visto, incontrato padre Paolo negli ultimi giorni, i molti prigionieri Isis nelle carceri dei paesi vicini e che si trovavano a Raqqa in quei giorni: qualcuno avrà pur visto e sentito: la zona è libera e ora indagare si può. Una cosa è certa: p. Paolo con il monastero di Mar Musa dove accoglieva uomini di tutte le religioni, di tutte le idee, dove l’aspetto fondamentale era la pace e la fratellanza tra gente diversa, dava fastidio a chi fa della separazione, dell’odio, della creazione del nemico il presupposto per la propria azione politica e militare.
17 settembre 2018 a Bomoanga in Niger
Quando anche di notte sentiva bussare alla porta della missione, padre Pier Luigi Maccalli apriva senza paura. Era in genere un abitante del villaggio di Bomoanga, sede della missione, che chiedeva un medicinale di urgenza, o il favore di trasportare in auto all’ospedale una partoriente o un malato grave. Anche la sera del 17 settembre 2018 qualcuno bussò e p. Pier Luigi, senza dubitare del pericolo, aprì: ma si trovò davanti i suoi rapitori.
Lo immobilizzarono e bendarono. Rubarono quel poco che c’era e poi si allontanarono in moto, sparando colpi tutt’intorno per spaventare la gente del villaggio.
L’obiettivo era p. Pier Luigi, e attesero che tornasse dalla sua vacanza in Italia, da dove era ripartito per il Niger appena 10 giorni prima.
Sui rapitori si sono fatte molte speculazioni: jihadisti, estremisti islamici come quelli che organizzano attentati e rapimenti nel nord del paese, ma anche nei vicini Mali e Burkina Faso. Ma nessuno li ha visti in faccia e non si sono dichiarati.
Perché lo hanno rapito? Certamente perché pretendono un riscatto e perché, con un rapimento eccellente come quello di un missionario europeo, vogliono far conoscere al mondo la lotta che stanno conducendo. P. Mauro Armanino della SMA, che svolge il suo servizio a Niamey nella Caritas e nella formazione dei laici, ricorda che il Niger è stato contagiato dall’instabilità del nord del Mali, come pure dal terrorismo di Boko Haram della confinante Nigeria.
In più siccità persistenti hanno molto impoverito agricoltori e allevatori, e certi equilibri etnici e sociali sono messi a dura prova. Il Vescovo di Niamey, la capitale del paese, da cui dipende la missione di Bomoanga, non si stanca di dire: «Siamo fiduciosi che p. Pier Luigi sia ancora vivo, e continuiamo a pregare per lui».
Un video all’inizio di aprile scorso inequivocabilmente mostra che p. Maccalli è ancora vivo. I cristiani della missione di Bomoanga, di etnia gurmancé, orfani di p. Pier Luigi loro pastore, organizzano pellegrinaggi sulla collina dove è piantata una grande croce. Protestanti e musulmani invitano i loro fedeli ad unirsi in preghiera.
A quanti sottolineano la matrice islamista del rapimento e l’ostilità, a volte violenta, che la religione del profeta Maometto manifesta in varie parti del mondo, p. Carlos Bazzarra, che era a Bomoanga con p. Maccalli risponde:
«Io continuo ad affermare che in Niger tra cristiani e musulmani è possibile vivere in pace. Il mio cuore sente e crede che dobbiamo continuare a lottare per un mondo di pace, e che i veri musulmani sono quelli che cercano la pace e sono capaci di rispettare le differenze tra le religioni».
Una conferma di ciò viene dal “Comitato per il Dialogo Inter-religioso del Niger”, di cui fanno parte musulmani e cristiani, che ha dichiarato subito dopo che la notizia del rapimento si è diffusa: «Questo rapimento barbaro non risponde ad alcuna esigenza della religione musulmana.
Non ha altro scopo che quello di offuscare e rovinare il clima di pace e di coesistenza pacifica che ha sempre prevalso tra le religioni nel seno della nostra società nigerina. Liberate p. Pier Luigi Maccalli! È un uomo di pace, un grande uomo di Dio a servizio del Niger da più di 10 anni.»
Questo articolo è uscito sul sito della Campagna Chiudiamo la forbice, di Caritas/Missio/Focsiv.