La cura dei detenuti è una questione complessa che va ben oltre la semplice detenzione carceraria. Essa richiede una riflessione profonda sulla responsabilità sociale e sull’impegno per il recupero e il reinserimento dei detenuti nella società. Tuttavia, questo processo non può prescindere dalla considerazione delle famiglie dei detenuti, che affrontano sfide uniche e significative nel loro percorso di vita.
È fondamentale riconoscere che prendersi cura dei detenuti non significa solo occuparsi delle persone confinate dietro le sbarre, ma anche estendere il sostegno alle loro famiglie e ai loro figli. Questi ultimi, spesso vittime innocenti delle scelte dei genitori, meritano attenzione e assistenza per favorire un adeguato reinserimento nella famiglia e nella comunità. Il percorso di recupero dei detenuti è intimamente legato alla creazione di un ambiente familiare e sociale stabile che li accoglie e li sostiene.
È preoccupante il fatto che, in alcuni casi, le famiglie dei carcerati possano essere prese “in custodia” da gruppi malavitosi durante il periodo di detenzione dei loro cari, contribuendo a cicli di criminalità che coinvolgono generazioni successive. Questa situazione sottolinea l’importanza di un sostegno concreto e di risorse per le famiglie, non solo per prevenire la loro vulnerabilità ma anche per rompere il circolo vizioso della criminalità.
Inoltre, è essenziale esplorare la questione delle violazioni dei diritti umani all’interno delle case circondariali. Nelle carceri italiane, ad esempio, non è prevista la “stanza dell’affettività”; anche la cura della genitorialità non è sempre applicabile, se non grazie ad associazioni che curano questo settore e altri aspetti spesso trascurati della detenzione, che vanno contro i principi sanciti dalla Costituzione Italiana e dalle convenzioni internazionali.
Nel contesto italiano, è fondamentale sottolineare il ruolo delle associazioni legate alla Chiesa che si prendono cura dei detenuti e delle loro famiglie. Tali associazioni svolgono un ruolo cruciale nel fornire assistenza, supporto morale e spirituale, spesso colmando il vuoto lasciato dalle istituzioni. Tuttavia, è importante riconoscere che, a livello istituzionale, c’è spesso una mancanza di attenzione e risorse dedicate al benessere dei detenuti e delle loro famiglie.
In questa scheda tematica, esploriamo in dettaglio le sfide e le opportunità legate alla cura dei detenuti, delle loro famiglie e dei loro figli, sottolineando l’importanza di garantire il rispetto dei diritti umani e la dignità di tutti i coinvolti.
Cosa significa “Prendersi cura dei carcerati?”, Come te ne prendi cura?
Video testimonianza di suor Paola Vizzotto, missionaria dell’Immacolata che da oltre 45 anni – prima in Camerun e poi in Italia – si dedica agli “invisibili” rinchiusi in carcere, con un occhio di riguardo per le donne e per i più vulnerabili.
Video testimonianza di don Benito Giorgetta, parroco di San Timoteo in Termoli, presidente dall’Associazione Onlus Iktus
ITALIA: ultimo posto in Europa si situazioni carceri (stanza affettività, come seguire i figli)
MONDO: situazione delle carceri nel mondo.
Vedi materiale Festival della missione
Le persone detenute meritano di essere trattate con dignità e di sperimentare sicurezza, sostegno e legame con la famiglia e i propri cari. Dovremmo creare una cultura riparativa nelle carceri per interrompere i cicli di danno.
Condizioni di vita brutali per la più grande popolazione carceraria del mondo
Oggi, quasi 2 milioni di persone sono incarcerate, rinchiuse in spazi angusti privi di aria fresca, cibo sano, luce naturale, assistenza sanitaria adeguata e connessione con i propri cari. Per così tante persone, la punizione significa non solo la perdita temporanea della libertà, ma anche condizioni carcerarie brutali. Per ridefinire la sicurezza pubblica e ridurre la più grande popolazione carceraria del mondo, dovremmo anche garantire che le persone dietro le sbarre ricevano guarigione, sostegno e condizioni di vita sicure. Le persone detenute subiscono trattamenti umilianti, condizioni disumane e interazioni violente, che portano a traumi significativi e compromettono gli sforzi delle persone di prosperare una volta usciti dal carcere. Sono nove i detenuti su dieci che ritornano nelle loro comunità di origine e devono ricevere la giusta preparazione attraverso l’istruzione, il trattamento e la formazione e integrarsi con successo. Il nostro sistema legale penale deve mantenere tutte le comunità al sicuro e incoraggiare la guarigione e il ripristino. Le persone detenute meritano di essere trattate con dignità e di sperimentare sicurezza, sostegno e legame con la famiglia e i propri cari. Dovremmo creare una cultura riparativa nelle carceri per interrompere i cicli viziosi di violenza subiti dai detenuti.
Living Conditions in Prison, Vera, Link
La situazione delle carceri in Italia secondo il report Antigone:
A fronte di 51.272 posti ufficialmente disponibili i detenuti erano 60.116: 2.549 le donne, il 4,2% dei presenti 18.868 gli stranieri, il 31,4% dei presenti. Le regioni con il più alto tasso di affollamento (che in media è del 117,2%) sono la Puglia con il 153,7%, la Lombardia al 142% e il Veneto al 133,6%. La situazione in molti istituti è gravissima – sottolinea ancora il rapporto -. A Brescia Canton Monbello l’affollamento è ormai al 200%, a Foggia al 190%, a Como al 186% e a Taranto al 180%.
A destare preoccupazione è anche lo stato fatiscente di molti istituti. Il 31,4 % delle carceri visitate è stato costruito prima del 1950. La maggior parte di questi addirittura prima del 1900. Nel 10,5% degli istituti visitati non tutte le celle erano riscaldate. Nel 60,5% c’erano celle dove non era garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno.
Il sovraffolamento unitamente alla fatiscenza dei carceri aumentano il malessere delle persone che vivono questa realtà: si sono registrati in media ogni 100 detenuti 16,3 atti di autolesionismo, 2,3 tentati suicidi, 2,3 aggressioni ai danni del personale e 4,6 aggressioni ai danni di altre persone detenute.
Il carcere: una realtà che permette al singolo di redimersi dei suoi peccati e iniziare una nuova vita?
Aumentano le lauree conseguite in carcere: sono 1.114 i detenuti iscritti a un corso di laurea, prevalentemente lauree triennali, un dato in crescita rispetto al passato. Nel 2021 sono state conseguite 39 lauree tra i detenuti.
Un’attenzione maggiore deve essere posta nell’attività professionalizzante: Nel 2022 i detenuti lavoratori sono stati invece 19,8 mila, il 35,2 per cento dei presenti negli istituti penitenziari. L’86,8 per cento lavora per l’amministrazione penitenziaria in attività interne poco spendibili una volta usciti dal carcere, mentre solo il 4,6 per cento dei detenuti lavora per datori di lavoro esterni. È invece quasi del tutto assente la formazione professionale, che riguarda solo il 4 per cento dei detenuti.
Davide Madeddu, Il Sole 24 Ore, Il dramma delle Carceri
ARTICOLO: Il carcere a cielo aperto sull’isola di Gorgona
TOOLS
FILM:
Fratelli e sorelle – storie di carcere (2012) Regia di Barbara Cupisti
Il miglio verde (1999) Regia di Frank Darabont
Sulla mia pelle (2018) Regia di Alessio Cremonini
SERIE TV:
Inside the World’s Toughest Prisons
Omelia di Papa Francesco del 6 novembre 2016: GIUBILEO DEI CARCERATI
Discorso di Papa Giovanni XXIII ai carcerati dei Regina Coeli – 26 dicembre 1958
Testo: http://www.giovaniemissione.it/testimoni/papa23carcerati.htm
Video: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/U1qF-OSwRRhnJz7Q
Dal Vangelo di Matteo 5, 43-48
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
PREGHIERA
Fa, o Signore, che mai non dimentichiamo come il giorno della prova è l’occasione più propizia per purificare gli spiriti, praticare le più alte virtù e acquistare i maggiori meriti; fa che nei nostri cuori dolenti non penetri il disgusto che tutto dissecca, la sfiducia che non lascia campo al sentimento della fraternità; il rancore che prepara il cammino ai cattivi consigli, e teniamo sempre presente che, nel toglierci la libertà del corpo, nessuno ha potuto privarci di quella dello spirito, che nelle lunghe ore della nostra solitudine può elevarsi fino a te per meglio conoscerti e amarti ogni giorno più.
Dà, o Redentore divino, aiuto e rassegnazione ai nostri cari, che piangono la nostra assenza; dà la pace e la tranquillità a questo mondo, che ci ha respinti, ma che noi amiamo e a cui promettiamo nell’avvenire la nostra collaborazione di buoni cittadini; e ottienici che i nostri dolori siano a molte anime di salutare esempio e le preservino così dal pericolo di seguire le nostre stesse vie. Ma soprattutto accordaci la grazia di credere fermamente in te, di sperare filialmente in te e di amar sempre te, che col Padre e lo Spirito Santo vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Così sia!
(Stralcio della Preghiera dei carcerati di Sua Santità Pio XII)
- Visitare i carcerati
- Partecipare alle attività in carcere (laboratori, corsi)
- Raccolta di saponi, vestiario
- Corrispondenza: lettere dal carcere