Entrare negli angoli bui degli angoli in cui vivono molti immigrati in Italia: nel Silos di Trieste quasi 400 persone richiedenti asilo da Pakistan, Bangladesh, Siria, Afghanistan, dopo aver attraversato l’intera Rotta Balcanica sono approdate a Trieste, passando dalla Slovenia. Arrivare vivi è una sfida chiamata “game”. Ma non è un gioco: nella città mitteleuropea vivono accampati in un vecchio silos fatiscente, tra i topi e le folate gelide di bora. Al reportage da Trieste è dedicata la copertina del numero di gennaio di Popoli e Missione con interviste ai ragazzi sopravvissuti a fughe e passaggi clandestini di molte frontiere a piedi o su mezzi di fortuna.
Anche loro sono tra le tante vittime di ingiustizie e violenze, in fuga – come sottolinea l’Editoriale delle Riviste aderenti alla Federazione Stampa Missionaria Italiana (Fesmi) – intitolato “La missione è annuncio di pace”: «Le tante guerre tornate a riesplodere tutte insieme hanno un triste denominatore comune: sono il frutto imputridito di ingiustizie che durano da troppo tempo. Diritti negati, interessi predatori, ferite mai rimarginate. Molte volte ne abbiamo parlato sulle nostre riviste, ma senza riuscire a comunicare davvero quanto la sorte di questi fratelli e sorelle ci chiami in causa».
Ma la pace ha bisogno di essere costruita con umiltà e pazienza; ha bisogno di essere tutelata e inventata ogni giorno, mettendo in pratica l’architettura sociale, politica e culturale profetizzata 60 anni fa da Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in Terris”. A questa rilettura è dedicata la rubrica Attualità in cui sono evidenziati temi e protagonisti che in questi tempi di guerra non smettono di costruire la pace: ne parla don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali ed il lavoro; suor Nabila dall’inferno di Gaza City; gli studenti di nazionalità antagoniste che si ritrovano a Rondine-Cittadella della Pace in Toscana; Silvia De Munari dell’Operazione Colomba in Colombia.
Molti sono gli operatori di pace attivi nel mondo di cui non conosciamo il nome. Ma la cui presenza in situazioni difficili fa la differenza. Come nel caso dei volontari e delle Ong vincitrici dei Premi Focsiv 2023, assegnati tra gli altri al progetto del COE “Alma de colore” per le attività lavorative e sociali di giovani disabilità a San Juan La Laguna.
Segnaliamo anche il servizio sui Saharawi, un popolo che lotta per l’autodeterminazione e per la possibilità di rientrare nella sua terra d’origine, il Sahara Occidentale.
Il dossier è dedicato agli italiani che hanno vissuto all’estero significative esperienze nel nome del Vangelo: religiosi, religiose e laici sulla strada della missione come in un doppio senso di marcia che mette in relazione il mondo culturale e sociale italiano, da cui si parte, con quello straniero in cui si opera. Lo testimoniano le voci raccolte da Popoli e Missione, che sono andate a formare anche un capitolo del Rapporto Italiani nel Mondo 2023 edito annualmente dalla Fondazione Migrantes.
Infine il progetto Pom da sostenere: questa volta riguarda il Sud Sudan. Nella diocesi di Yei, all’estremo Sud del Paese, è necessario raccogliere fondi per riprodurre testi liturgici e pastorali in lingua locale, dedicati ai catechisti.