La Giornata dei Missionari Martiri nel cuore della Quaresima ci ricorda i testimoni del Vangelo che sono pagine vive del grande libro della missione. Il numero di “Popoli e Missione” del mese di marzo dedica la copertina al tema del dossier che riprende lo slogan “Voce del Verbo” scelto da Missio Giovani per celebrare la 30esima Giornata che si celebra il 24 marzo, giorno in cui fu ucciso sull’altare monsignor Oscar Arnulfo Romero nel 1980 per mano di sicari politici. Lo scorso anno sono morti 22 missionari, come riporta l’Agenzia Fides, ma sono molti i cristiani che nel mondo subiscono persecuzioni come sottolinea Giovanni Rocca, Segretario nazionale Missio Giovani, nell’introduzione al corposo dossier, chiedendosi: «E se fosse la nostra indifferenza la causa del loro martirio? Tra le tante, troppe vittime, troviamo ogni anno donne e uomini che non vengono uccisi nella propria terra ma in quella di adozione, laddove l’annuncio della Buona Notizia li ha condotti: sono i missionari martiri; echi della “Voce del Verbo”, del Dio fattosi uomo, prossimo alle sofferenze che attanagliano il genere umano».
Nelle vite degli estremi testimoni della fede non troviamo spesso «atti eclatanti ma l’amore del Padre incarnato nella vita quotidiana, con semplicità e coerenza – continua Rocca -. La vera arma che spaventa chi si innalza sull’altro è la bontà evangelica che trabocca dall’esistenza del martire. Fuori dagli epitaffi, invece, leggiamo una lista sconfinata: coloro che sono ancora in vita ma ai quali la vita è stata rubata; privati della libertà di parola e azione, dei diritti fondamentali, del necessario per vivere e crescere i propri figli. Martiri del sistema che esalta il ricco e stritola il povero».
Tra questi uomini e donne dalle vite di “straordinaria quotidianità” troviamo anche Nadia De Munari, l’unica italiana nell’elenco dei missionari uccisi lo scorso anno, una vita spesa al servizio dei bambini più poveri del quartiere periferico di Nuevo Chimbote in Perù. La volontaria laica dell’Operazione Mato Grosso è stata uccisa per «pochi dollari. Faccio fatica ad accettare che questo sia successo veramente, è un pensiero che non dà pace», ricorda con parole commosse Maurizio Casa che con la moglie Rossella è sempre stato vicino a Nadia nel servizio agli ideali missionari.
Dall’America Latina arriva anche il ricordo del frate francescano Cosma Spessotto, ucciso in El Salvador nel 1980 e nominato beato il 22 gennaio scorso insieme a padre Rutilio Grande (amico del vescovo Romero), del gesuita Manuel Salorzàno e di Nelson Rutilio Lemus Chavèz.
Dalle Filippine, dal contesto dei villaggi dell’Isola di Mindanao, si rievoca la figura di don Regalado, chiamato paring bukidon, prete di montagna in tagallo, per il suo impegno per la difesa dell’ambiente e delle comunità locali. Due suore, Mary e Regina hanno perso la vita in un agguato sulla strada tra il Sud Sudan e l’Uganda, testimoni e vittime della violenza che insanguina la loro terra.
Tutta la rivista è ricca di approfondimenti sull’attualità religiosa, geopolitica e culturale. Un servizio sulla crisi ucraina e le strategie politiche e militari di Mosca ci permette di entrare nelle ragioni storiche e strategiche che sono alle radici della terribile invasione della Repubblica ex sovietica da parte delle truppe al comando di Putin. Mentre si attendono sviluppi di pace e tutto il mondo prega perché la violenza abbia fine, si resta col fiato sospeso difronte alle migliaia di profughi e al numero incalcolabile di morti: immagini di una tragedia che getta nuovamente l’Europa, nell’incubo della guerra, nel peggiore scenario che nessuno avrebbe mai voluto rivivere.
Il giro di orizzonte di questo numero della rivista prosegue con un reportage sui bambini rimasti orfani a causa del Covid che ha colpito le loro famiglie, con una analisi della situazione sanitaria del Perù, uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia dell’America Latina. Ancora dal continente latinoamericano un servizio sulle migrazioni su una frontiera tra le più pericolose al mondo: la giungla di Darién tra Colombia e Panama, chiamata la “Lampedusa dell’America Latina” dove ogni anno confluiscono migliaia di migranti sopravvissuti ad ogni tipo di rischi e agguati.
Tra sfruttamento della mano d’opera, delocalizzazione e inquinamento da materie prime inquinanti, la rivista si sofferma ad analizzare le ricadute sui Paesi del Sud del mondo del mercato internazionale della moda a basso costo. Dalle discariche dell’usa e getta in Cile ai mercati di abiti usati in Africa, il giro d’affari da capogiro arricchisce i giganti del fast fashion lasciando a bocca asciutta i Paesi poveri.
Da non perdere il servizio contro le speculazioni finanziarie sull’acqua “bene comune” ineludibile per tutta l’umanità; e un servizio sulla situazione politica della Somalia, il “gattopardo d’Africa” immerso da troppi decenni in un pericoloso caos, aggravato dall’espansione del potere di Al Shabab.