Doverosa premessa…
Una breve ma doverosa premessa: le rudimentali riflessioni proposte in questa rubrica non hanno la pretesa o velleità di essere in alcun modo una descrizione generalizzata o generalizzabile della figura dei laici nell’ambito missionario. Molte affermazioni potranno a volte suonare come giudizi
gratuiti, ma di fatto esse intendono sempre esprimere una esperienza personale, riferita a tempi e spazi limitati a particolari contesti di vita vissuta. Si potranno quindi incontrare a volte affermazioni anche di dubbia coerenza dottrinale, ma ciò sarà dovuto essenzialmente alla profonda ignoranza
delle scienze religiose da parte di chi scrive e dal suo desiderio di poter contribuire, attraverso la raccolta più emotiva e spontanea che razionale e sistematica di elementi esperienziali, alla sempre più efficace partecipazione dei laici alla missione della Chiesa nel mondo. Con responsabilità, ma
carica di ardore missionario!
Perché parlare dei laici in missione?
La risposta potrebbe essere più complicata di quella che forse un po’ banalmente verrebbe da dare nell’immediato, del tipo: “anche i laici, a volte, sono inseriti in progetti missionari”, facendo sorgere a sua volta altre “curiosità” sull’esperienza missionaria dei sacerdoti, delle religiose e dei
religiosi.
In effetti, c’è sempre il rischio, parlando di missione, di “settorializzare” e distinguere in categorie e “sotto-categorie!” di persone un servizio che per sua natura rispecchia l’essenza stessa della Chiesa e che, perciò, non può e non deve riguardare solo una o alcune categorie di fedeli appositamente consacrati alla missione, ma tutti i battezzati. Non a caso lo slogan scelto per la Giornata missionaria mondiale e per il Mese missionario straordinario del 2019 è stato “Battezzati e inviati”, per ribadire che la Chiesa è per sua natura missionaria ed ogni battezzato è chiamato ad essere annunciatore, missionario appunto, della Buona Novella. È chiaro, però, che nel contesto organizzativo e istituzionale l’espressione “missione/missionario” è riferita a quanti operano nella Chiesa per svolgere un’azione dinamica aperta alla mondialità.
In tale contesto la missio ad gentes diventa anche espressione concreta della cattolicità della Chiesa, nelle sue diverse forme di evangelizzazione e promozione umana. Proprio partendo dalle due vitali ed inscindibili esortazioni evangeliche a cui la Chiesa universale cerca di obbedire fin dalle sue origini, e cioè l’evangelizzazione e la promozione umana, come due gambe indispensabili perché il Corpo ecclesiale possa rimanere in cammino lungo le strade di tutto mondo, possiamo forse inquadrare il ruolo specifico dei laici in questa dinamicità dell’annuncio del Vangelo “fino agli estremi confini della terra”.
Anche nella storia più recente della missione ad gentes ci sono segni di presenza di laici tuttofare, ma anche di veri e propri martiri, che hanno saputo lasciare la loro impronta professionale, umana e spirituale, a volte con imbarazzante approssimazione, magari realizzando opere di alto valore sociale, oppure pagando con la propria vita la scelta di schierarsi dalla parte degli oppressi. In nome del Vangelo.
Gli “addetti ai lavori”, gli Istituti religiosi missionari e i preti Fidei donum, si sono da sempre avvalsi della collaborazione dei laici, in particolare per fare fronte alle necessità di carattere organizzativo e tecnico delle “loro” missioni, per curare la gestione e la contabilità, oppure per seguire i lavori
nel settore delle costruzioni e per la manutenzione e riparazione di strutture e mezzi, ecc.
Mansioni e ruoli, però, non sempre riconducibili ad una effettiva, piena partecipazione corresponsabile dei laici alla vita della missione. Eppure anche i laici, con uguale dignità dei consacrati e dei ministri ordinati, servono la (non alla) Chiesa perché la Chiesa serva il (e non al)
mondo. Ma questa è un’altra storia…
Beppe Magri*
*Giuseppe Magri è stato con la moglie Anita Cervi e la famiglia in più periodi durati anni volontario in Etiopia con l’LVIA. Ha ricoperto diversi incarichi legati al mondo missionario in ambiti nazionali. Attualmente è membro del Comitato della Conferenza Episcopale Italiana per gli Interventi
Caritativi a favore del Terzo Mondo. Con Anita vive in una canonica nella montagna veronese, a servizio della comunità ecclesiale.
(tratto da NotiCum – Il volto della missione || Anno 57 – n. 2 – Febbraio 2020)