Sabato 25 marzo si è conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione del servo di Dio padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano, ucciso in Brasile il 24 luglio 1985.
L’atto ufficiale si è svolto nella chiesa di San Giuseppe a Padova, alla presenza dei membri del Tribunale ecclesiastico diocesano, dei rappresentanti dei Comboniani, di missionari e missionarie e di numerosi fedeli.
Padre Lele nacque a Padova il 9 febbraio 1953, entra tra i missionari Comboniani nel 1974 ed è ordinato sacerdote nel 1980.
Il 20 gennaio 1984 arriva in Brasile, successivamente viene destinato a Cacoal in Rondonia, dove prende a cuore la problematica indigena della ripartizione delle terre.
A 32 anni viene ucciso in un’imboscata, mentre tornava da un incontro con alcuni contadini che reclamavano il diritto a un fazzoletto di terra.
La sua uccisione è da attribuirsi all’azione in difesa degli Indios Suruì e dei lavoratori della terra nello Stato di Rondonia (Brasile). Pochi giorni dopo Papa Giovanni Paolo II parlerà di lui come di un “martire della carità”.
«Sono venuto tra di voi con semplicità e amicizia, ma, prima di porre i piedi sul suolo brasiliano avevo fatto la mia scelta preferenziale: i poveri e gli indigeni, le due categorie più sfruttate di questa terra», così diceva padre Lele.
Il missionario era moto preoccupato della situazione che avrebbe incontrato a Cacoal, ma accettò l’incarico con le parole: «se Cristo ha bisogno di me, come posso rifiutare?».
Lì incontrò una situazione complessa e difficile: i molti piccoli agricoltori erano oppressi, con mezzi sia legali che illegali, dai latifondisti. Inoltre, la tribù indigena dei Surui era stata costretta a diventare sedentaria dal governo brasiliano.
A distanza di più di trent’anni dall’accaduto, la memoria di padre Ezechiele è ancora molto viva, soprattutto tra le popolazioni locali, gli agricoltori e le persone più semplici. La sua figura ancora anima ed illumina la fede e l’impegno delle comunità cristiane e delle organizzazioni popolari.