Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, Missio Consacrati e Missio Ragazzi, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.
«Preghiamo perché coloro che in varie parti del mondo rischiano la vita per il Vangelo contagino la Chiesa con il coraggio e la propria spinta missionaria».
La comunità cristiana si forma e cresce con l’ascolto del Vangelo, ricordato e vissuto nella ferialità della vita, nei momenti lieti e nelle situazioni di fatica o di pericolo. Sappiamo tutti che la più grande conversione per i cristiani è costituita dall’evitare la separazione fra la fede professata con le labbra e quella vissuta nelle scelte, quindi impegnandosi ad avere una unità fra fede e vita: lo scriveva già Ignazio d’Antiochia, vescovo e martire del I secolo. «È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo». Quando, però, l’ambiente è ostile alla fede cristiana, come comportarsi? Il cristiano sa che la propria testimonianza è sempre una professione di fede, ma in modo particolare è “dire la fede con le scelte” senza parole, anche in un ambiente difficile. Durante l’anno le comunità cristiane nel mondo ricordano i santi ed i martiri, ne vogliono imitare lo stile, attualizzandone il messaggio.
Se “cristiano” deriva da Cristo, cioè “unto” e dunque “consacrato”, nella lingua greca troviamo anche la parola “martire” che significa “testimone”, sia quello in un tribunale o nella situazione quotidiana, chiamato a spiegare ciò che ha veduto. Nel linguaggio dei cristiani, però, è “martire” una persona capace di mostrare quanto sia centrale il suo rapporto con Gesù, al punto da parlare sempre di Lui, anche in situazioni difficili, addirittura preferendolo alla propria vita. Il testimone del Vangelo è discepolo “abitato” dalla Parola e, anche quando si trova fra violenti, sceglie di non reagire con violenza, ma di mettere in atto gli atteggiamenti di Gesù: la mansuetudine e la testimonianza della Verità, che è Dio, Padre che ama tutti i suoi figli. La testimonianza di tanti cristiani che vivono la loro fede in ambienti difficili, anche a rischio della vita, diventa uno sprone per tutti, affinché la professione della nostra fede riceva il coraggio di scelte vere, ispirate dal Vangelo.
Come i martiri sono stati un eloquente insegnamento per tutta la Chiesa sin dai primi anni, così la loro testimonianza di coraggio ci inviti a rinnovare la fede, soprattutto in questo mese, nel quale si celebra la Pasqua di Passione, Morte e Risurrezione.