Non può prescindere dal ricordare la sua esperienza di malato grave di Covid-19, monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, intervistato in uno degli 11 docufilm realizzati da Luci nel Mondo per la Fondazione Missio, in occasione dell’Ottobre missionario.
Non può prescindere dall’esperienza vissuta in prima persona, perché questa malattia lo ha fatto riflettere molto. Anche sulla Chiesa di oggi.
«Oggi – commenta monsignor Derio – è difficile essere testimoni ed essere profeti: credo che la prima grande questione sia avere il desiderio di essere profeti, cioè di dare una parola di speranza».
E prosegue: «Mi è capitato di essere seriamente malato di Covid e ho imparato una cosa che sembra banale: l’ho imparata lì, quando ti rendi conto di aver detto tante stupidaggini sui malati, prima. Ho dato tanti giudizi, ho avuto molte idee teoriche, ma da dentro la realtà è molto più ricca, complessa e varia».
Questo nuovo sguardo sulla realtà ha aiutato monsignor Derio a riflettere su «quante volte noi, come Chiesa e cristiani, rischiamo di guardare le cose da fuori, in modo giudicante, senza volerlo: da dentro le cose sono sempre più complesse. Forse abbiamo ancora la tendenza ad essere una Chiesa giudicante, cioè che guarda e dà un giudizio. Siamo ancora poco, o perlomeno siamo ancora poco percepiti, come Chiesa che ascolta la realtà, la vita, e non pretende ma offre: credo che questo sia il grande modo di essere profeti oggi, ovvero una Chiesa che non pretende ma offre. Non pretende, perché sa che la vita è molto complessa e varia e spesso anche molto difficile, ma noi abbiamo qualcosa da offrire per aiutare ciascuno a reggere, a sperare, ad aprire uno squarcio di luce».
Nella pandemia, è l’osservazione del vescovo di Pinerolo, «la Chiesa ha avuto parole logore, eccetto il papa». E facendo questa affermazione, il vescovo riprende l’aggettivo usato da un pensatore che ha analizzato l’atteggiamento della Chiesa di fronte allo stravolgimento delle società durante l’esperienza pandemica.
«Parole logore – prosegue monsignor Derio – vuol dire parole che non sono sbagliate ma, come una giacca logora, hanno fatto il loro tempo, non hanno nulla da dire adesso alla vita concreta. Questa è una grande sfida: la pandemia ci ha detto che dobbiamo ridire concretamente l’abc della vita credente che non è più ovvia, l’abc della concretezza: cosa ha da offrire la fede cristiana per il mangiare, il dormire, il lavorare, l’amare?».
E il vescovo lascia aperta una domanda: «Ma tutte le nostre azioni pastorali, dalle Messe agli incontri in oratorio, quanto davvero incrociano la spiritualità delle persone? Se non incrociano realmente la concretezza, l’interiorità, i problemi reali, rischiano di essere inutili: forse questa potrebbe essere una delle cose fondamentali che ci ha detto la pandemia».
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