«Abbiamo emergenze planetarie molto più drammatiche dell’epidemia di Coronavirus e delle quali noi stessi siamo responsabili in prima persona. E’ necessario allargare la nostra coscienza a dimensione mondiale, e sentire su di noi il dolore degli altri».
Cosi padre Filippo Ivardi, missionario comboniano e direttore di Nigrizia, spiega a Popoli e Missione il senso dell’appello lanciato dai comboniani all’Ue, affinché trovi «con urgenza soluzioni umane per quasi quattro milioni di rifugiati siriani in Turchia».
Nella lettera aperta, la Commissione Giustizia e Pace dei comboniani, chiede di «intervenire subito per risolvere la situazione infernale dei rifugiati che fuggono dalla regione di Idlib, in Siria» e di annullare «il criminale accordo» stipulato nel 2016 con la Turchia.
Riguardo questo secondo punto, padre Ivardi spiega: «sappiamo che c’è un accordo scellerato tra Ue e Turchia per esternalizzare le frontiere e che risale al 2016. Sono stati pagati sei miliardi di euro per mantenere quattro milioni di profughi siriani e afghani su territorio turco», ma questo accordo oggi «va annullato» perché non regge.
«Erdogan ha approfittato della situazione di paura per potenziarla con la minaccia di aprire le frontiere» e, anziché tutelare le persone, le ha rese «ostaggio della sua politica di ricatto» verso il resto d’Europa.
In base alla dichiarazione Ue-Turchia messa a punto dal Consiglio Europeo del 18 marzo 2016, i migranti e profughi, siriani compresi, che tentano di arrivare in Europa tramite la Rotta Balcanica, vengono di fatto respinti in Turchia a meno che non presentino domanda d’asilo presso le autorità greche.
Ma le isole greche sono oggi congestionate e la situazione del campo profughi di Moria, a Lesbo, lo dimostra appieno.
«Le isole di Lesbo e di Kios sono diventate le nuove Lampedusa – denuncia ancora padre Ivardi – mentre gli altri Paesi dell’Unione sono chiusi a riccio».
«Il nostro è un appello al Parlamento europeo, alla Commissione e al Consiglio europeo – dice – affinché attivino una politica comune per i migranti, l’Europa su questo è assente, latitante».
Nel frattempo a Bruxelles le cose si muovono: domani, 3 marzo, i presidenti di Commissione, Europarlamento e Consiglio europeo saranno alla frontiera terrestre tra Grecia e Turchia con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Lo ha annunciato lo stesso Mitsotakis su twitter: «E’ un’importante manifestazione di sostegno da parte delle tre istituzioni, in un momento in cui la Grecia sta difendendo le frontiere Ue con successo».
Padre Filippo Ivardi ricorda appunto che «la guerra in Siria non è mai finita e che un milione di persone, soprattutto donne e bambini stanno cercando di lasciare il Paese e arrivare da noi».
Per quanto riguarda l’eventuale attivazione di corridoi umanitari «serve una volontà politica. L’appello non è solo ai vertici delle istituzioni e della Chiesa, ma a tutte le comunità cristiane perché possano parlare di questi temi e ricondurre al senso vero di cosa significhi essere cristiani oggi. Chi simpatizza per la Lega di certo non può dirsi cristiano. Noi chiediamo anche che si alzi una voce dai vescovi per denunciare questa situazione».
Qualche giorno fa anche il Centro Astalli dei gesuiti aveva fatto appello «alle istituzioni nazionali e sovranazionali chiedendo l’evacuazione immediata dei campi profughi in Grecia».
«I migranti che versano in condizioni disumane – riportava l’Agenzia Sir citando una nota del Centro Astalli – in territorio europeo siano immediatamente ricollocati in tutti i Paesi UE. Ognuno faccia la sua parte e l’Italia per prima dia il suo contributo».
Cliccando qui la versione integrale della lettera dei comboniani.