L’ultimo docufilm che Luci nel Mondo ha prodotto per la Fondazione Missio in occasione dell’Ottobre missionario descrive “Il crocicchio Romena”, fraternità sorta intorno ad una pieve romanica del Casentino (in Toscana), diventata negli anni punto di riferimento di migliaia di persone, singoli, famiglie, sacerdoti, ma anche atei o cercatori di Dio.

Don Luigi Verdi è il fondatore della Fraternità di Romena ed è lui che nel docufilm presenta la fraternità. A partire dal gioiello di questo luogo pieno di spiritualità, che è la sala del mandorlo, dedicata ai genitori che vivono il dramma di aver visto morire un figlio.

«Siamo nella sala del mandorlo e per i genitori a cui è morto un figlio è un luogo sacro. Mi sono fatto ispirare da Van Gogh che prende il nome Vincent dal fratellino morto appena nato. E prima di suicidarsi, va da suo fratello Theo, al quale nasce il nipotino, e gli porta in dono il quadro del mandorlo. L’abbiamo riprodotto pari pari. C’è un gioco in cui il mandorlo getta la luce, ci sono le ombre, dietro: le ombre partono lateralmente sulle pareti e arrivano in fondo, diventano più scure. E quando si incrocia il ramo destro con il sinistro, nasce il fiore, un po’ come nella vita: quando sembra che tutto crolli, qualcosa succede».

Don Luigi spiega il senso della parola “crocicchi” e il contesto in cui questi crocicchi possono diventare il luogo dove imparare ad ascoltare, ad «alzarsi, invece di stare sempre a lamentarsi, aprire gli occhi».

Il sacerdote si ferma anche sul significato della parola “raccogliere” che preferisce a “accogliere”: «“Accogliere” è troppo prepotente: come se noi siamo bravi e gli altri sono degli sciagurati. E allora – spiega don Luigi – la trasformo in “raccogliere”. Vi ricordate “la messe è molta ma gli operai sono pochi”? Noi abbiamo una grande fortuna ad accogliere tutta la bellezza che c’è in questo mondo, e ce n’è tanta. Nei crocicchi ci si ferma, ci si siede, ci si guarda, ci si ascolta, e sentirmi a casa non vuol dire quattro mura e un pezzo di pane, vuol dire qualunque luogo in cui uno mi guarda, mi guarda davvero, mi ascolta davvero, se sbaglio mi perdona davvero, dove posso avere una faccia sola».

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