«In questo mese l’Etiopia sta vivendo vari problemi. Prima di tutto, all’inizio di luglio, è stato ucciso un famoso cantante e attivista del partito degli Oromo, Hachalu Hundessa. Questo ha provocato in alcune città, tra cui la capitale Addis Abeba, una sorta di guerriglia civile tra le varie etnie, tirando fuori problemi sepolti. La polizia locale, prima, e poi quella federale sono intervenute dopo qualche giorno per riportare la calma. Molti sono stati i morti, quasi 200, e tantissimi i feriti». E’ questa la denuncia di don Filippo Perin, missionario salesiano a Lare, nella provincia di Gambella (Etiopia).
Effettivamente, un problema di questo Paese è la convivenza tra le varie etnie, soprattutto tra quella di maggioranza, gli Oromo, e le altre (Amara, Tigrini, Walaita, Sidamo, ecc.): rivendicano vecchi soprusi e cercano di ottenere più potere.
In più, a complicare le cose, in questi giorni si è aggiunta la conclusione di un grande progetto etiope: una grandiosa diga per l’energia elettrica costruita sul Nilo Azzurro che nasce in Etiopia e si congiunge con il Nilo Bianco a Khartoum in Sudan.
Cosa comporta l’edificazione di quest’opera?
«Da vari anni Egitto e Sudan ostacolano la costruzione della diga e non vorrebbero la sua conclusione perché toglie acqua al resto del Nilo e, di conseguenza, a questi due Paesi», spiega il missionario. Negli ultimi tempi non sono mancate interferenze degli Stati confinanti sulle vicende dell’Etiopia, tanto che alcuni pensano che siano la causa della destabilizzazione del Paese.
Inoltre, a far aumentare il malumore, c’è lo slittamento delle elezioni politiche che dovevano tenersi quest’anno ma sono state posticipate ad una data ancora da definire.
Un altro problema da non sottovalutare è quello che accomuna il pianeta, ma nel Sud del mondo si fa ancora più grave: la diffusione del Codiv-19.
«Nel mese di luglio – spiega don Perin – i casi giornalieri sono aumentati moltissimo: ora siamo a 500-600 al giorno, prima erano la metà. In totale siamo a circa 12mila, con 200 deceduti. Pure qui nella regione di Gambella ci sono molti casi, anche se è difficile capire se uno ha il Codiv, perché questo è il periodo della malaria e molti rimangono colpiti da questa malattia che all’inizio ha quasi gli stessi sintomi».
Inoltre, come in tanti altri Paesi africani, c’è il problema della mancanza di tamponi «perché costano, l’Etiopia è povera e Gambella è la sua ultima regione».
Il missionario descrive anche ciò che accade nel territorio della sua parrocchia di Lare, dove la popolazione è di etnia Nuer.
«A Lare – spiega – viviamo tutti questi problemi, soprattutto quelli del Codiv: qualche Nuer è scappato dalla quarantena di Gambella e ha girato per il villaggio per alcuni giorni prima di essere riportato nel capoluogo, perciò ora c’è molta paura qui. Le attività sono bloccate, come le riunioni. I pochi uffici del governo sono chiusi. Anche la nostra parrocchia risente di tutto questo».
Per aiutare le famiglie, è stata realizzata un’iniziativa che ha riscontrato molto successo: sono stati distribuiti cento catini contenenti saponi per lavarsi, detersivi per lavare i vestiti, una coperta e delle lenzuola per dormire riparati dal freddo. Nella stagione delle piogge, infatti, qui la temperatura notturna si abbassa molto, le capanne di legno e fango con il tetto in paglia non riparano dal freddo e in più, precisa il missionario, «tutti i Nuer che vivono qui sono molto magri e non hanno ‘grasso’ per difendersi dalle basse temperature, data la scarsa alimentazione quotidiana. Ringrazio di cuore i benefattori che ci hanno aiutato a realizzare questo bel progetto».