Profezia come sguardo che viene da Dio e apre orizzonti nuovi per l’umanità. Su questo tema continuano a declinarsi le Giornate di formazione e spiritualità missionaria di Assisi, intitolate “La messe è molta. Ma noi cosa vediamo?”. Le relazioni di oggi sono state incentrate sulla domanda “Pochi o tanti?”, a partire dai riferimenti offerti dalla Bibbia, messi a confronto con i segni dell’era della globalizzazione. Dopo l’inizio della giornata con la santa messa presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, e la lectio del biblista Luca Moscatelli, don Gian Luca Carrega, responsabile della pastorale della cultura dell’arcidiocesi di Torino ha parlato di “Uno sguardo sempre nuovo. Scrittura, lettura, <<invenzione>>”. A partire dalle parabole del Vangelo di Luca della moneta perduta, del figliol prodigo e della pecora smarrita, don Carrega ha esaminato l’arte di raccontare, lo story telling che trasforma una narrazione in un racconto simbolico in grado di trasmettere messaggi efficaci per gli uomini di ogni tempo. Infatti, ha spiegato il biblista torinese <<lo scopo di questi racconti non è fare cronaca dei fatti ma trasmettere significati. Le parabole sono discorsi simbolici attraverso cui si racconta la verità, anche nei suoi aspetti difficili e provocatori. Per suscitare dubbi sul significato delle immagini che stimolano il pensiero di chi ascolta>>. Di fronte a queste “storie terrene con un significato celeste” l’uomo moderno continua ad interrogarsi e a scoprire in esse provocazioni che lo toccano da vicino. Bisogna imparare a <<leggere con la grammatica della profezia se vogliamo essere capaci di tradurre le metafore in significati>> ha concluso don Carrega per riuscire a percepire i mutamenti del nostro tempo e a comprenderne l’ampiezza.
Nel pomeriggio, Glenda Franchin, filosofa e antropologa esperta di media ha approfondito il rapporto tra visione e profezia, sottolineando come anche nella dimensione umana c’è sempre un aspetto profetico. Ovvero la capacità di “vedere prima” in base alla propria cultura e formazione personale. <<Guardiamo intorno e dentro di noi a partire dalla nostra esperienza personale e storica, ma guardare non basta, bisogna essere capaci di vedere>> ha detto la filosofa milanese. Oltre i fattori culturali e le grandi categorie esistenziali, la risposta alla domanda di partenza “troppi o pochi?” è “ciascuno”. Perché la relazione con Dio e i rapporti vissuti con gli altri sono capaci di rci crescere nella consapevolezza della realtà, dello stare in mezzo al mondo “hic et nunc”. E fare della profezia uno sguardo possibile, aperto sul futuro.