«Luca ci offre un  quadro ideale della vita fraterna con cui le comunità di tutti i tempi devono confrontare il proprio stile di vita e la propria pratica pastorale. All’origine delle prime comunità cristiane c’è l’azione dello Spirito».

Con queste parole don August Barbi, biblista all’ISSR di Verona, ha aperto la sua lectio divina (dagli Atti degli Apostoli) sulla fraternità nella comunità cristiana delle origini. Con don Barbi si dà il via ufficialmente, ad Assisi, alla 18esima Edizione delle Giornate Nazionali di Formazione e Spiritualità Missionaria, in agenda fino a domenica 30 agosto.

Quest’anno la partecipazione all’evento dal titolo “Non lasciamoci rubare la fraternità”, a cura dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese e della Fondazione Missio, è possibile solo in modalità on-line. Gli iscritti potranno seguire gli interventi in diretta streaming e porre domande audio in tempo reale ai relatori.

«Le prime comunità cristiane – ha spiegato don Barbi scandagliando i testi degli Atti degli Apostoli, con particolare riferimento a Luca – avevano tessuto relazioni davvero fraterne. Per fraternità si intende che erano un’anima sola! La Koinonia, comunione, non era  solo amicizia. Era un’unione. Tra loro tutto era in comune, nulla era in proprio, nulla era esclusivo».

La comunione comportava «la cura delle relazioni interpersonali, radicate nella comune esperienza di fede, inoltre, la pratica dell’uso solidale dei beni in liberalità e gratuità: perchè non c’è fraternità senza condivisione». Uno sconvolgimento totale per le usanze di quei tempi. «La cosa più singolare – ha aggiunto il biblista – è che tutto questo era sconvolgente per l’ordinamento sociale del tempo».

Si trattava di relazioni autentiche e profonde che «non possono essere tali se non fanno spazio alla anche alla solidarietà nell’uso dei beni». 

Il primo fattore di comunione era comunque e sempre, l’ascolto dell’insegnamento del vangelo e la fede era di certo il primo elemento di unione fra tutti.

La sfida, è quella di riattualizzare tutto questo nel nostro mondo contemporaneo perchè «non c’è salvezza senza fraternità e solidarietà – spiega Barbi – E da soli si va a fondo. Dobbiamo riscoprire l’importanza della relazione autentica».