Interamente dedicata all’importanza e alla gioia dell’ascolto, l’omelia di stamattina del vescovo Francesco Beschi al Duomo vecchio, ha idealmente rappresentato l’apertura della seconda giornata di festival.

Monsignor Beschi, nel commentare il passo del vangelo di Luca 11, 27-28: (“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”), ha chiesto se sia più importante <<produrre o ascoltare>>, dedicarsi al fare proiettato ad un produttivismo poco ponderato, o il mettersi prima in ascolto, e dunque in sintonia con la parola.

La tendenza, e anche la nostra tentazione più o meno latente, è quella del “fare” senza aver prima preso atto dell’ascolto.

<<Ogni giorno siamo tentati>> di dedicarci più all’organizzazione e all’essere produttivi che non al metterci prima in ascolto, la tendenza va in qualche modo calibrata, ha spiegato Beschi.

Alla messa del vescovo ha fatto seguito subito dopo la lectio divina del monaco di Bose Daniel Attinger, che ha commentato il brano degli Atti degli apostoli sulla conversione del centurione Cornelio.

<<Il testo sottolinea per tre volte che Pietro entra in casa di Cornelio. La credenza all’epoca era che, entrrando in casa di un pagano si diventasse impuri>, ha spiegato padre Daniel. Eppure Pietro lo fa. E sebbene anche il pensiero di Gesù fosse all’epoca  <<circoscritto al popolo di Israele>>, inizia a delinearsi una visione universalistica della salvezza.

Pietro, sembra dirci questo brano, <<si rende conto che Dio non fa preferenze e scopre che l’elezione sul popolo di Israele non è preferenziale ma è una scelta in vista di tutti gli altri>>.