«A parte il suo ruolo “classico” di ambasciatore, Luca aveva il suo tocco: per lui era importante rimanere umano». A descrivere così Luca Attanasio, ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo, ucciso in un agguato nei pressi di Goma il 22 febbraio scorso, è sua moglie Zakia Seddiki, originaria del Marocco.
Intervistata da Luci nel Mondo in uno degli 11 docufilm che la Fondazione Missio ha diffuso per l’animazione missionaria dell’Ottobre, la vedova Attanasio parla di suo marito come di una persona che lavorava per gli altri: per lui era importante «andare a trovare i missionari italiani per far capire che l’Italia sta con loro e li sostiene».
Luca e Zakia andavano spesso a trovare i missionari nelle parti più nascoste del Congo perché, dice la signora Attanasio, «Luca sentiva che doveva farlo, per rimanere la persona umana che era. I missionari ci hanno sempre accolto come famiglia».
Anche il viaggio a Goma, quello nel quale l’ambasciatore ha trovato la morte, doveva essere fatto insieme, come coppia: «Ma la mia mamma non poteva venire in Congo per stare con le bambine (tre figlie, ndr). Eravamo abituati a fare tutto insieme, sia per il suo lavoro che per le cose personali».
Non solo: Luca e Zakia avevano fondato insieme “Mamasofia”, una ong che opera a favore dei ragazzi congolesi in estrema difficoltà.
Appena arrivati in Congo, erano rimasti colpiti dai bambini di strada: «Guardandoli – confessa Zakia – ci vedevo mia figlia… Vedere questa realtà è difficile: uno non può essere cieco. Volevo iniziare a fare qualcosa e pensai di aprire un’associazione. Luca si aspettava di sentire questo da parte mia e subito mi ha appoggiato e sostenuto». “Mamasofia” è iniziata con piccoli passi, senza fondi, senza essere conosciuta: «Avevamo bisogno di far capire che si trattava di una cosa seria: sono arrivati volontari e sponsor che ci hanno accompagnato per tante cose».
Dell’umanità dell’ambasciatore Attanasio e del suo impegno per aiutare concretamente missionari, ong, cooperanti e chiunque si spendesse a favore degli ultimi, ne è stata testimone anche la redazione di “Popoli e Missione”, quando nel 2018 si prese a cuore la vicenda di un’idroambulanza da salvare: se questa clinica viaggiante è arrivata a destinazione, dopo vicende rocambolesche dall’Italia al Congo, è stato per la caparbietà e la tenacia di chi l’ha voluta realizzare, Fulvio Rostagno, e anche per l’instancabile impegno e l’interessamento appassionato di Luca Attanasio.
Anche la redazione de “Il Ponte d’Oro” ebbe modo di toccare con mano l’umanità e la generosità dell’ambasciatore: sul numero di giugno 2020, infatti, raccontò quanto si era prodigato per distribuire mascherine ai congolesi in difficoltà, tramite la ong Mamasofia (qui il post che ne dava conto).
Non c’è dubbio che Luca Attanasio sia stato e sia tuttora un testimone di umanità.
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