Una delle protagoniste dei docufilm di Luci nel Mondo, prodotti per la Fondazione Missio in occasione dell’Ottobre missionario, è la laica fidei donum di Reggio Emilia, Enrica Salsi.
Donna eccezionalmente forte e determinata, laureata in Ingegneria civile all’Università di Bologna, classe 1976, nel 2008 Enrica parte come volontaria di una onlus per realizzare un progetto di sviluppo sanitario a Manakara, in Madagascar. Da allora non è più tornata.
Il primo impatto di Enrica con l’ospedale di Ambokala sarà drammatico: scopre infatti che il disagio psichico genera abbandono e stigma fra gli ammalati.
Dal 2010 Salsi è responsabile della cappellania e pur essendo un ingegnere edile (anzi, proprio per questa sua specializzazione) presterà lì un servizio destinato a migliorare le infrastrutture del plesso e le condizioni di vita dei pazienti.
In 14 anni Enrica ha combattuto molte battaglie: ha promosso l’avvio di una mensa per preparare e distribuire tre pasti al giorno ed è intervenuta per migliorare le infrastrutture edili dell’ospedale. Si è battuta per garantire migliori condizioni igienico-sanitarie e seguire i pazienti molto da vicino.
Il Centro si occupa di riabilitazione e fisioterapia: «I bambini sotto i dieci anni che hanno spasticità, piedi storti e vari problemi ortopedici vengono curati qui – racconta nel video a lei dedicato dal titolo “Enrica ai crocicchi in Madagascar” -. Curiamo persone che hanno avuto ictus o incidenti. È l’unico centro che fa gessi e trattamento completo dei bimbi con anomalie ortopediche».
Ma non finisce qui: «Gestiamo mensa e pasti caldi per tutti. Facciamo attività di falegnameria, stuoie, cucito e ricamo per le donne, nonché attività sportiva», racconta. Si insegna a cucinare, a curare l’orto e ci si dedica ad attività di relax legate allo sport. L’idea è quella di poter dare ai pazienti guariti la possibilità di vivere e mantenersi in autonomia: «Cerchiamo di elaborare percorsi individuali in base ai loro desideri, perché possano imparare un mestiere».
In Madagascar la sanità pubblica è poverissima e praticamente inesistente. Le persone più discriminate sono quelle che soffrono di malattie mentali. Nel Paese africano tutto è a pagamento e va pagato anche in anticipo, per cui molti pazienti rinunciano alle cure. Per questa ragione l’ospedale di Manakara chiede contributi piccoli e fattibili: «Il nostro impegno – dice la missionaria – è quello di sostenerli nelle cure. Chiedendo ad ognuno: “Tu quanto puoi mettere”? E aiutandoli con la parte mancante».
Ma questo ospedale eccezionale pensa anche ai figli degli ammalati che altrimenti non andrebbero più a scuola: «Abbiamo 115 bimbi inseriti in una quarantina di scuole diverse della zona – spiega ancora la missionaria -. Sono i figli di persone che si curano qui e la scolarizzazione è un grande aiuto per loro, perché porta le famiglie a non perdere un rapporto sano con la normalità della vita».
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