E’ a metà percorso, il Corso di italiano al CUM per religiosi e religiose straniere. Partito ad inizio luglio, terminerà a fine agosto sia con la versione in presenza, sia con quella on line. Venticinque studenti in presenza, 17 collegati tutti i giorni via web dalle varie parti del mondo.
«E’ logico – dice don Marco Testa, direttore del CUM – che sono due corsi molto diversi tra loro: il corso on line si tratta di insegnamenti di elementi di base di italiano via web, con tempo per gli esercizi, per religiosi e religiose che, a causa della pandemia, non hanno potuto raggiungere l’Italia». Invece, «il corso in presenza – continua don Testa – ha tutta una sua dinamica esperienziale collaudata nel tempo. Quindi non solo lezioni frontali con l’insegnante ed esercitazioni, ma anche incontri, socialità e visite nei dintorni di Verona, come la visita-pellegrinaggio al santuario della Madonna della Corona».
«Ogni incontro – specifica don Marco – è occasione per cogliere il contesto socio-culturale ed ecclesiale del nostro Paese e per praticare la lingua italiana che stanno imparando».
Tutti i 25 corsisti in presenza sono in Italia per studio o per essere inseriti in attività della congregazione di appartenenza. C’è anche un gruppo di sacerdoti diocesani che verranno inseriti nelle diocesi italiane con un rapporto di scambio tra Chiese. Anche loro, in ogni caso, frequenteranno corsi universitari e per questo hanno bisogno fin da subito di imparare la lingua italiana.
Tra i partecipanti si nota la presenza dei padri Bianchi, e tra questi padre Reilly, americano, che ha vissuto diversi anni in Etiopia, nel Tigrai in guerra. C’è poi padre Einer, colombiano, adolescente quando «Pablo Escobar era l’eroe del quartiere», e padre Boroto, che arriva dalla Repubblica Democratica del Congo. Ma ci sarà modo di approfondire le loro storie in articoli che usciranno prossimamente sulle riviste di Missio.