Concretezza, immersione nel tempo e nella storia, evangelizzazione e missione come identità della comunità cristiana, capacità di vivere i problemi come sfide che mettono in movimento, catechesi come prendersi cura dell’interiorità dei ragazzi, gratuità. Sono questi solo alcuni degli stimoli che nel collegamento di questa mattina – sabato 6 marzo – monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana, ha lanciato al Convegno Nazionale Missio Ragazzi 2021, apertosi ieri su piattaforma Cisco Webex Meetings.
Sviluppando una riflessione sull’annuncio cristiano e su come si possa far crescere la sensibilità alla mondialità negli itinerari di catechesi, monsignor Bulgarelli ha prima descritto l’attuale contesto all’interno del quale si colloca ogni considerazione, non potendo prescindere dalla «stagione non semplice, non solo per motivi economici, civili e sociali, ma anche di carattere antropologico-educativo, nel senso che ci chiediamo come stanno vivendo questo tempo i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, privati di alcuni spazi fondamentali come la scuola, le attività in parrocchia: ambienti che permettevano di custodire la socialità e le relazioni».
Certo che non sia più il tempo di adagiarsi sul “si è sempre fatto così”, monsignor Bulgarelli ha spronato i convegnisti, tutti educatori di ragazzi, ad immergersi nel tempo e nella storia, a chiedersi cosa sta accadendo, a non mettere toppe nuove su un vestito vecchio.
Poi – considerando basilare l’idea che la catechesi è la prima azione educativa di una comunità cristiana e che quindi educare alla fede non è il compito di qualche catechista sempre più solo, rimasto con il cerino in mano, bensì di un “noi” – il sacerdote ha stilato un “Galateo della comunità”, basandosi sull’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco: «Se vogliamo realizzare una catechesi che educhi alla missionarietà, alla mondialità, che accompagni i ragazzi a vivere questo spirito di apertura e di accoglienza, dobbiamo seguire un Galateo della comunità al cui primo punto c’è “l’accorciare le distanze” e al secondo il “prendersi cura”», ha affermato monsignor Bulgarelli. E ne ha spiegato il significato citando l’esortazione apostolica di papa Francesco, che al n.24 parla di «comunità evangelizzatrice» che «si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo»; mentre al n.169 afferma che «in una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario».
Ma con quale proposta concreta si può mettere in pratica questo galateo?
«Con la proposta cosiddetta “del primo annuncio”, dell’essenzialità, della gratuità dell’amore di Dio», ha aggiunto monsignor Bulgarelli, citando ancora papa Francesco quando afferma che sulla bocca di ogni catechista deve sempre risuonare il primo annuncio (e, per il papa, un catechista è ogni battezzato, non chi ha un ruolo, un’etichetta): «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, è vivo al tuo fianco ogni giorno. Questo è il primo annuncio. Morte e risurrezione di Gesù significano, per il mio oggi, che c’è un Dio che mi ama – ha concluso – e la gratuità è l’unica caratteristica che identifica la vita adulta, perché adulto è colui che fa delle scelte assolutamente gratuite».
Non è possibile, quindi, educare alla fede senza la costruzione di un “noi adulto” che accompagni i ragazzi e testimoni loro la gratuità, vissuta in prima persona, perché nel processo educativo un’altra caratteristica fondamentale è la credibilità.
«La gratuità – ha concluso monsignor Bulgarelli – diventa oggi a tutti gli effetti un segno tangibile che Dio ama ed è un atteggiamento che la comunità cristiana dovrebbe incarnare: operare non secondo la logica del profitto, ma della solidarietà, della sussidiarietà». Tutti elementi che – se vissuti concretamente – generano sensibilità missionaria, attenzione e apertura all’altro, capacità di prendersi cura non solo dei propri simili, sguardi aperti sul mondo.