Dopo le relazioni sul protagonismo dello Spirito Santo nell’evangelizzazione, tenutesi nei primi due giorni di Convegno, oggi i seminaristi che stanno partecipando al Convegno missionario nazionale – in corso a Firenze da giovedì scorso a domani (domenica 5 maggio) – sono stati chiamati a confrontarsi su alcune esperienze pastorali che testimoniano in concreto come vivere la missione nel quotidiano.
La giornata si è aperta con una Tavola rotonda, coordinata da Maria Chiara Pallanti del Centro missionario diocesano di Firenze, che ha dato voce a tre esempi di vocazioni diverse, ma tutte impegnate nell’unica missione di testimoniare il Vangelo nella propria vita: Guido Miccinesi, medico psichiatra, diacono, responsabile della Pastorale della salute per la diocesi di Firenze; don Paolo Boschini, parroco in una comunità parrocchiale che ha un esemplare stile di apertura al territorio nella diocesi di Modena; Daniela ed Enrico Coppin, della diocesi di Milano, sposi che fanno parte delle “Famiglie missionarie a Km 0”.
La loro è una famiglia (cinque figli naturali e altri due in accoglienza) che, come altre nel capoluogo lombardo, vive in una struttura parrocchiale, in un clima di fraternità e comunione con il sacerdote. La loro casa è caratterizzata dalle porte aperte, dall’ascolto delle esigenze del territorio, dove si respira uno stile di vita missionario, con la gioia del sorriso e la ricerca di uno sguardo attento e capace di accogliere, comprendere, fare comunità.
Don Paolo, parroco a Modena, vive la missione come cultura dell’incontro. E’ diventato ‘padre’ di due ragazzi: Javad, che è arrivato a piedi dal Pakistan salvandosi da un naufragio nel Mar Egeo, e Mohamed che tre anni fa, a 14 anni, è sbarcato in Italia partendo dal Marocco. Lo spirito missionario di don Paolo è quello di essere padre con questi ragazzi; di essere fratello con la famiglia senza tetto con cui condivide la canonica; di essere sacerdote di una Chiesa conviviale, in una parrocchia capace di valorizzare i laici, divenire una famiglia di famiglie, vivere la diversità come pane quotidiano.
Guido è impegnato con la Pastorale della salute, sia nella sua professione di medico psichiatra, sia nel servizio diaconale, sia come volontario in un hospice fiorentino per malati terminali. «In questi luoghi – racconta – tanto più si va in punta di piedi, tanto più si diventa coraggiosi. Personalmente non entro dalla porta se qualcuno non mi invita, ma resto sulla soglia. Vado nell’hospice e mi lascio condurre, per ascoltare, dire poche parole, soprattutto stare in silenzio. Si va per i morenti, ma poi si sta con i familiari. E’ un tipo di missione che non si vede, ma la società ne ha un grandissimo bisogno».
Oggi si sono tirate le fila anche dei lavori di gruppo nei laboratori, un confronto appassionato e arricchente che ha visto i seminaristi impegnati a più riprese su diversi temi: le forme di spiritualità presenti oggi nella società e nella Chiesa, la riscoperta dello Spirito nell’azione sacramentale; il rinnovo della catechesi dei ragazzi; le qualità spirituali del missionario; la comprensione della cultura giovanile per un’efficacia della pratica missionaria.
Nell’elaborazione dei contenuti, tanti gli spunti scaturiti e condivisi in fase assembleare. Tra tutti, segnaliamo:
– Rimettere al centro della liturgia l’essenziale, senza personalismi o stranezze, ma con una risignificazione del rito, abbattendo il soggettivismo: occorre rispecchiare la liturgia con la vita.
– Tra le caratteristiche di un missionario non può mancare l’umiltà: essere missionari, infatti, non significa portare Dio alla gente, ma aiutare la gente a scoprire in sé il seme di Dio. Inoltre, un missionario deve essere gioioso, deve essere servo della Parola, servo della comunità e della fraternità, servo del povero, servo della carità.
– I giovani si aspettano da sacerdoti coerenza, credibilità e santità. Per incarnare questa testimonianza credibile è più importante lo stare che il fare: la quotidianità è la scuola dove imparare a riconoscere i segni dello Spirito e dove promuovere la santificazione propria e degli altri.
La giornata di oggi è proseguita con la visita alle diverse realtà in stile missionario presenti sul territorio fiorentino.
Divisi in sette gruppi, i seminaristi hanno raggiunto i vari luoghi scelti dal Centro missionario diocesano: i giovani della comunità filippina, ben inserita nel tessuto della diocesi e ben coinvolta nelle iniziative ecclesiali; il Centro La Pira, luogo di accoglienza per ragazzi provenienti da diversi Paesi del mondo, spazio di scambio e intercultura; Mondo di Comunità e Famiglia, un’esperienza a carattere nazionale di comunità di famiglie, con un’ottima capacità di interazione con il territorio; i Comboniani, impegnati in un percorso di accoglienza per i sacerdoti che provengono da Paesi diversi; il Progetto Agata Smeralda, associazione presente in oltre 22 nazioni, che sostiene tanti progetti missionari; l’esperienza di lettura popolare della Bibbia in una comunità parrocchiale fiorentina che si è messa a disposizione per raccontare la propria esperienza; i Francescani minori che lavorano con i rom, contro l’emarginazione e per una maggiore integrazione.