Può sembrare strano che al Convegno missionario nazionale dei seminaristi, in corso a Loreto e organizzato da Missio Consacrati, si parli di cuore. Eppure la relazione della mattinata di oggi – giovedì 11 aprile 2024 – è stata incentrata proprio su questo tema, riprendendo la prima parte dello slogan che dà il titolo all’appuntamento “Cuori ardenti, piedi in cammino”.
A far riflettere il centinaio di partecipanti presenti all’evento, è stata suor Chiara Cavazza, laureata in medicina, psicoterapeuta, religiosa delle Francescane dell’Immacolata di Palagano (Bologna).
Una presenza preziosa per i convegnisti, perché con la sua esperienza a superare quelle facciate che a volte impediscono di scoprire il cuore che batte in ciascuno, ha aiutato i futuri sacerdoti a smuovere i terreni delle proprie coscienze, lanciando stimoli e condividendo riflessioni, il tutto nell’orizzonte dell’incontro con Dio che si è incarnato nell’umanità.
D’altronde, anche il ministero di sacerdote porta a dover incontrare tanti “cuori ardenti” dietro muri o facciate da arginare.
E inoltre il cuore permette di entrare in relazione con Dio, è il luogo dove si custodisce l’incontro con Lui, dove «facciamo sintesi tra la nostra esperienza e quello che Dio vuole dirci. Il cuore è il luogo nel quale sperimentiamo ed esprimiamo tutto il ventaglio umano possibile, ma anche divino, dei sentimenti. Il cuore è il nucleo più profondo della nostra persona», ha detto suor Cavazza.
«Vocazionalmente parlando – ha spiegato la religiosa – il cuore è il luogo dove siamo chiamati a rispondere alla chiamata che ci è stata fatta da Dio. La nostra esperienza umana è impastata nella relazione con Dio, perché Dio si è incarnato. Ecco perché vita e fede non possono essere disgiunte».
Ma non bisogna mai dimenticare che il cuore è il luogo dove si sperimenta l’appartenenza a due mondi: al mondo della contingenza, della realtà, dei limiti e al mondo dei desideri, degli ideali, dei valori.
«Il nostro cuore si muove continuamente tra queste due dimensioni. Se ci fermiamo alla prima, cioè al “mondo dei limiti”, rischiamo di rinchiuderci dentro il nostro ombelico, nello psicologismo. Ma se perdiamo di vista la prima dimensione e se ci fermiamo solo sui valori e sui grandi ideali, corriamo il rischio di rimanere intrappolati nello spiritualismo. Va trovata una sintesi tra i due mondi, perché è indispensabile una duplice appartenenza».
Occorre, in altre parole, saper abitare questa doppia cittadinanza. Desiderare “con tutto il cuore” significa riuscire a tenere entrambe le dimensioni in equilibrio, in dialogo. «Questa dialettica è costitutiva della nostra essenza».
Infine, una sottolineatura speciale sull’ardore del cuore: «E’ importante che il nostro cuore arda per la nostra vocazione», ma attenzione alla formazione cristiana occidentale che permea ciascuno: tra mente, volontà e cuore, quest’ultimo è quello più bistrattato. Occorre saperlo ascoltare, «dobbiamo diventare capaci di “una sensibilità cordiale e un pensare affettuoso”, cioè sacerdoti capaci di far risuonare il nostro cuore, perché solo così potrà ardere. E allora saremo capaci di non spaventarci di fronte a un mondo che sembra andare in direzione lontana. Credo che la missione sia un paradigma, una cartina di tornasole, per vivere tutto questo», ha concluso suor Chiara.