Al Convegno nazionale degli incaricati diocesani di Missio Ragazzi dal titolo “Battezzati è Inviati”, in corso a Roma presso la Casa per ferie “Ospitalità Bakhita”, ieri – venerdì 8 marzo – i partecipanti hanno potuto viaggiare tra due continenti, l’Africa e l’America Latina.
E’ successo ieri sera, nella testimonianza di don Giuseppe Pizzoli, nuovo direttore della Fondazione Missio, al suo primo evento nazionale come responsabile. Il suo intervento, “Un viaggio tra Verona, Brasile e Guinea Bissau”, ha illustrato come la missione possa donare vita e bellezza non solo alla Chiesa ma al mondo intero.
Nel raccontare ha attinto dalla sua esperienza di sacerdote fidei donum, che ha vissuto in prima persona la missio ad gentes per 10 anni in una parrocchia alla periferia di João Pessoa, capitale dello Stato di Paraiba (Brasile), poi nella diocesi di Bafatá, in Guinea Bissau. Un’esperienza che lo ha plasmato, vivendo nelle periferie, in mezzo alle persone, stringendo affetti nati e mai più dimenticati.
«In Brasile abbiamo messo a punto un manuale di catechesi senza usare carta, penna, lavagna, in quanto c’erano molti ragazzi che non sapevano né leggere né scrivere. Era impostato con attività esclusivamente manuali ed ha avuto un grande successo tra i bambini», racconta don Pizzoli.
In Guinea Bissau «il mio servizio è stato caratterizzato dall’esperienza di catecumenato. Nella parrocchia dove vivevo c’erano solo tre o quattro famiglie già cristiane. Ma in cinque anni abbiamo battezzato 130 cristiani adulti, però solo dopo un totale di cinque anni di catechesi». Dimostrazione che là non si nasce cristiani, ma si diventa. Nella diocesi di Bafatà, don Giuseppe ha promosso anche gli incontri di formazione biblica, arricchito dall’esperienza della lettura popolare della Bibbia fatta in Brasile. Non solo: ha lavorato per la stesura del progetto pastorale diocesano, che si è concluso a fine luglio, poche settimane prima che la Conferenza episcopale italiana lo cercasse per chiedergli di diventare direttore nazionale di Missio. «Il vescovo di Bafatà – racconta don Pizzoli – quando ha saputo che Roma mi chiamava, ha detto: “Il progetto pastorale rimarrà orfano, ma quando la Chiesa chiama, non si può dire di no”. E mi ha lasciato andare».
Uno spazio particolare nel racconto di don Pizzoli è stato riservato alle donne, vista anche la concomitanza della Giornata internazionale dell’8 marzo. Narrando la storia di tre ragazze, due brasiliane e una africana, ha condiviso cosa significa riscoprire la propria dignità e ricercare un proprio riscatto, tutto questo grazie alla conoscenza di Gesù e alla testimonianza del Vangelo. Un omaggio appassionato alla vita, che non può mai dirsi persa, né buttata, se c’è il coraggio di riscoprirsi figli di Dio e apostoli di Gesù.
Oggi i convegnisti – guidati da Jessica Trombatore, insegnante e membro del Coordinamento Teologhe Italiane che ieri ha tenuto la sua relazione – sono impegnati in una riflessione personale sull’ “essere inviati”, dinamica essenziale per vivere la missione in prima persona.
A seguire è previsto un momento di confronto per mettere a punto il materiale di animazione missionaria in vista della prossima Giornata Missionaria dei Ragazzi, che assume un significato speciale proprio per il Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019.
Nel pomeriggio i lavori proseguono con cinque laboratori di gruppo sul tema “Come comunicare il Vangelo ai bambini”: tenuti dall’équipe di Missio Ragazzi, si concentrano sui diversi linguaggi adatti ai più piccoli, come gioco, musica, disegno, teatro, segni, e sono l’occasione per elaborare strumenti utili alle diverse realtà ecclesiali che hanno a che fare con l’educazione alla fede dei bambini.