Si è ufficialmente aperto stamane a Nairobi il convegno dei missionari/e italiani che svolgono il loro ministero in Africa Orientale.

Si tratta di un’iniziativa promossa dall’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Conferenza episcopale italiana (CEI).

Vi prendono parte circa 80 missionari provenienti da vari Paesi dell’Africa dell’est, dal Kenya alla Tanzania, dallo Zambia all’Uganda. La delegazione della CEI è presieduta da monsignor Giuseppe Satriano, membro della commissione episcopale della cooperazione missionaria e da don Michele Autuoro, direttore dell’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Molte le provocazioni e gli stimoli lanciati nella giornata inaugurale, soprattutto in riferimento ai cambiamenti in atto nella società contemporanea.

«La Chiesa e al suo interno i missionari/e – ha detto Laurenti Magesa, tanzaniano, docente del Tangaza College – devono, anzitutto e soprattutto, promuovere un rinnovamento ecclesiale capace d’innescare una efficace congiunzione tra spirito e vita».

In particolare, Magesa, ha sottolineato la necessità di una lingua appropriata per annunciare e testimoniare il Vangelo. La stessa passione per la causa del Regno è stata espressa da padre Francesco Pierli, comboniano, fondatore del Social Ministry, in riferimento al ministero petrino di papa Francesco.

Secondo Pierli, il mondo missionario deve esprimere gratitudine al successore di Pietro per la sua capacità di traghettare la Chiesa in un tempo di transizione, di affermare la globalizzazione di Dio, dunque un’efficace mondializzazione della Chiesa, l’universalità della missione rispetto alla visione ristretta della cristianità mediterranea.

Nel pomeriggio è in programma un intervento di padre Giuseppe Caramazza, del Tangaza College, sulla globalizzazione e il suo impatto sul continente africano. I lavori si concluderanno venerdì mattina.