Carissimi amici/che, non potevo lasciar passare in bianco il mese missionario, anche perché ci sono in vista alcune novità. Dopo la pausa della visita in Italia, sono stato per un mese a s. Isabel del rio Ichilo per riprendere i contatti con la piccola comunità, e poi sono tornato nella “civiltá” della sede parrocchiale di Chimoré per dare una mano nelle confessioni: il mese di ottobre qui è come maggio in Italia e ci sono le prime comunioni e le cresime. Il sacramento della confessione è un osservatorio privilegiato per capire lo stato di salute della vita di fede: è come fare la TAC della comunità cristiana. Si trovano begli esempi di devozione personale e santi propositi, però in generale si percepisce l´erosione dell´appartenenza cristiana soprattutto a livello comunitario. I sacramenti dell’iniziazione cristiana stanno diventando sempre più una patetica passerella della mondanità, eventi sociali fine a se stessi invece che posta in marcia di processi di conversione. Tutto è concentrato nell´aspetto esteriore della festa, e quelle che dovrebbero essere tappe significative di un cammino di fede comunitario si riducono a fuochi d´artificio che soddisfano l´occhio ma non riscaldano il cuore. Purtroppo anche nel centro della parrocchia, come nella periferia, il senso di comunità è sempre più labile e l´evangelizzazione clericalista e sacramentalista mostra la sua insufficienza; e il peggio è che non ci rendiamo conto e non ci sono esperimenti alternativi… Lo stesso vescovo sembra preoccupato solo dell´ordinaria amministrazione, soprattutto economica!
In questo periodo sono andato anche a visitare due comunità un po´ più lontane, all´entrata del parco nazionale TIPNIS, sul fiume Isiboro: s. Miguelito e s. Teresa. In questa zona non sono ancora entrate le chiese protestanti e soprattutto s. Miguelito, di etnia trinitario-moxeño, ha conservato antiche tradizioni e buoni costumi di preghiera comunitaria anche senza la presenza di sacerdoti (ricevono la visita una volta all´anno in occasione della festa). Ho rinnovato la proposta di andare a vivere con loro per un periodo, in occasione delle feste. Mi sono sembrati interessati, anche se non mi hanno dato ancora la conferma; se accetteranno, chiederò al vescovo di trasferirmi lì. Questa è una zona di confine, per sé è fuori della Prelatura di Aiquile, in disputa tra la regione di Cochabamba e del Beni. E’ un’ area di conflitti perché subisce le influenze dei cocaleros, i colonizzatori dell´altipiano che stanno invadendo il parco naturale con ambigui interessi. É in questa zona strategica che il governo sta aprendo una strada con gravi rischi ambientali. La strada accorcerebbe molto le distanze con s. Ignacio de Moxos, dove vive il gesuita trentino Fabio Garbari, e da dove provengono quasi tutte le famiglie di S. Miguelito. Però le conseguenze ecologiche per la foresta e lo stesso stile di vita delle popolazioni originarie sono incalcolabili. Vi chiedo di continuare ad accompagnarmi nella preghiera per discernere la volontà di Dio e per mantenere, come ci invita il Papa, un atteggiamento di ¨continuo pellegrinaggio e di continuo esilio¨ nella vita missionaria. Lo stesso chiedo a Dio per ciascuno di voi, discepoli-missionari di Gesú.
don Bruno Morandini
Fidei donum di Trento- Bolivia