«Se vogliamo essere discepoli missionari, dobbiamo essere persone che collaborano. Questo non significa partecipare a infinite riunioni, unirsi a comitati, ma intraprendere un cammino in comune con gli altri, riconoscendo il ruolo di ciascuno. La collaborazione deve avvenire nelle nostre parrocchie, organizzazioni, famiglie, movimenti, con apertura ai suggerimenti dello Spirito Santo, umiltà, dialogo e flessibilità». Lo ha sottolineato suor Roberta Tremarelli, Amss, già Segretaria generale della Pontificia Opera Santa Infanzia, parlando dello “Stile di azione del discepolo missionario”, una delle relazioni della seconda delle Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria di Assisi. «Siamo tutti apprendisti discepoli missionari, in un processo che dura tutta la vita  – ha detto suor Tremarelli -. Infatti un discepolato missionario fruttuoso richiede che continuiamo a imparare e crescere circa la nostra fede, in modo da poter parlare agli altri del nostro rapporto con Cristo e del motivo per cui scegliamo di vivere una vita radicata nel Vangelo».

Nel pomeriggio l’intervento di don Dario Vitali, teologo, consultore della Segreteria generale del Sinodo, ha messo in luce la stretta relazione tra missione e sinodalità che introduce all’appuntamento del Cammino sinodale del prossimo mese di ottobre. «Per essere buoni missionari bisogna essere buoni membri della Chiesa. Sinodalità e missione sono il dritto e il rovescio della stessa medaglia che si chiama Chiesa – ha spiegato don Vitali -. La Chiesa è il Popolo di Dio (clero e laici) che annuncia, con una forza  che deriva dall’essere battezzati col dono dello Spirito. Per sapere dove lo Spirito ci manda , dobbiamo affrontare la sfida è mettere insieme sinodo e missione, per vivere un cristianesimo consapevole e missionario». In una prospettiva storica nuova rispetto al passato «la sinodalità è la comunione della Chiesa-popolo di Dio, nella radicale uguaglianza, prima dei ruoli, tra i battezzati».

La tavola rotonda su “Ai crocicchi delle strade della vita” condotta da Paolo Annechini, giornalista, è stata aperta da don Lucio Nicoletto, fidei donum di Padova in Brasile, neo vescovo della diocesi di Sao Felix di Araguaia, in collegamento dal Brasile, ha parlato della vita in quella che è chiamata «la Valle dei dimenticati, afflitta dall’agrobusiness, dagli interessi del latifondismo, dalle culture intensive di soie e cotone. In questa periferia esistenziale, teatro di grandi lotte, la Chiesa locale è diventata testimonianza viva di carità e giustizia nell’annuncio del Vangelo. In passato la Chiesa è stata perseguitata dal governo, e oggi continua ad essere un crocicchio di problemi. La nostra Chiesa è povera ma è amata e stimata dai contadini e i membri delle comunità locali. Siamo strumento di rinnovamento della Chiesa a partire dagli ultimi». Don Tommaso Nava, fidei donum di Milano a Pucallba nell’Amazzonia peruviana e il suo crocicchio sono le sue povertà, a partire dalla lingua, dal contesto umano nuovo, dalla massa di situazioni difficili, estreme che portano la gente alla disperazione. Suor Nora, albanese, della comunità delle Piccole Suore della Sacra Famiglia in servizio nella parrocchia di San Francesco d’Assisi a Carpi. Missionaria in Italia, ricorda la giovinezza nel suo Paese, fino agli anni Novanta ateo: la mia famiglia ha subito persecuzioni religiose. Ora vivo la sfida di essere al servizio delle persone a Carpi, tra i bambini in maggioranza musulmani». Anche la consorella suor Cristine dal Togo, parla dei suoi crocicchi e spiega l’importanza delle relazioni umane per vivere bene l’avventura della missione.

Al microfono anche Mauro Marangoni e Chiara Bolzanella, una coppia missionaria della diocesi di Padova, accompagnata da quattro dei cinque figli: «siamo sognatori inquieti, in Kenya come fidei donum della diocesi di Padova, con la nostra umanità e il nostro cuore convertito alla fraternità e all’accoglienza. Sperimentiamo ogni giorno la fraternità di chi ci è vicino e ci ama con i nostri limiti. Non dimentichiamo che la parola crocicchio contiene la parola croce e quando incontriamo l’altro dobbiamo farcene carico in tutta la sua complessità».

 

Nella foto da sinistra: Morena Savian, don Dario Vitali e don Giuseppe Pizzoli.