Intervenuta oggi – mercoledì 30 ottobre – durante il terzo giorno del Forum missionario che si sta svolgendo a Sacrofano, la professoressa Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei Media all’Università Cattolica di Milano, ha offerto categorie per comprendere meglio la dimensione dell’essere inviati, tema centrale dell’evento in corso.
Se è vero, infatti, che partire dall’esperienza di vita vissuta dà concretezza, è anche vero che riflettere insieme sulla comprensione di ciò che la Chiesa sta vivendo in questo tempo è un «kairos, un momento propizio, da cui non si può prescindere».
«Quando si è in ginocchio, è una buona condizione per iniziare a pregare. La preghiera è sempre il riconoscimento di un limite che ci porta oltre» ha commentato la professoressa, facendo notare la grave condizione in cui si trova la Chiesa oggi rispetto ai giovani, per i quali non c’è più l’ateismo ma solo l’irrilevanza della questione religiosa.
L’invio, quindi, non può che essere rivolto a loro e, in generale, all’umanità.
Essere inviati non è la conseguenza dell’essere battezzati: «Quello dell’immergersi nella comunità e quello dell’andare verso il mondo, sono due movimenti apparentemente contraddittori, ma in realtà si completano l’uno con l’altro». È il paradosso della vita cristiana, «che però noi abbiamo disimparato: il paradosso evangelico del “chi vuole salvare la propria vita la perderà” descrive perfettamente i due movimenti», ha spiegato.
Come Chiesa c’è bisogno di osare, di partire, di mettersi in cammino, perché «pensare di possedere una verità, considerarsi arrivati, ci fa diventare disumani». Anche preservare la propria sicurezza è un atteggiamento da abbandonare: «In realtà la sicurezza è il contrario della salvezza. Cosa vuol dire salvo? Vuol dire integro, felice. Siamo salvi se viviamo il nostro battesimo da inviati», ha commentato Giaccardi.
In una società che spinge i giovani (e non solo) a non avere limiti, occorre educare a rifuggire l’eccesso a vantaggio dell’eccedenza: «L’eccedenza è il di più, che è ciò che ci sorprende se noi diciamo dei sì. Un esempio di eccedenza? E’ la frase del Vangelo: “Se uno ti chiede di fare con lui un miglio, tu fanne con lui due”. L’eccedenza è il poter fare di più, è immettersi in un cammino nuovo, non programmato, che mette al mondo ciò che ancora non c’è. L’eccedenza è seguire Gesù che dice: “Vieni dietro a me e seguimi”».
Certi che la missione non è un’attività accessoria, ma è seguire Gesù, i partecipanti si sono confrontati su come vivere la dimensione dell’essere inviati all’umanità, concludendo che le azioni da intraprendere sono: prendere l’iniziativa, mettere al mondo qualcosa che non c’era, accompagnare, essere concreti, fruttificare, non accomodarci nelle forme che vivono già, lasciare andare, festeggiare.