L’idea di sensibilizzare dei benefattori per realizzare questa iniziativa è venuta a monsignor Saverio Taffari sfogliando la nostra rivista Popoli e Missione e condividendo la proposta della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (Pospa) che vede nell’adozione missionaria «una particolare forma di cooperazione spirituale e materiale a favore dei seminaristi delle Chiese di missione». Così ha trovato 18 benefattori che hanno adottato (50,00 euro annui per cinque anni) 18 seminaristi per i quali dovranno pregare.
Pregheranno anche per i 18 seminaristi del Seminario di Agrigento, come se l’arcidiocesi avesse un seminario reale e uno virtuale, e ogni benefattore due seminaristi: uno in una giovane Chiesa e un altro ad Agrigento.
Nell’Anno di San Giuseppe, monsignor Taffari sta trovando altri benefattori per formare un Seminario virtuale di San Giuseppe con altre adozioni di seminaristi. Missionario prima in Africa e poi in Oceania, con i suoi 75 anni don Saverio conserva l’entusiasmo di quando era giovane, egli stesso studente nel Seminario di Agrigento, centro dinamico di formazione e animazione molto caro al beato padre Paolo Manna, fondatore della Pontificia Unione Missionaria del Clero (Pum).
Nato insieme ad altri due gemelli, don Saverio è stato fidei donum della diocesi di Agrigento a Ismani in Tanzania. Rientrato in Sicilia, dopo un periodo di servizio in diocesi, è stato «otto anni missionario a Vanimo in Papua Nuova Guinea – racconta -. Una decina di anni fa sono tornato e sono stato in servizio pastorale in ambito parrocchiale e assistente regionale e diocesano dell’Associazione Collaboratori Familiari del Clero, senza mai dimenticare lo spirito missionario e vocazionario. Mi piace promuovere la rivista Popoli e Missione per gli amici e Il Ponte d’Oro per i catechisti e i bambini. Proprio leggendo Popoli e Missione ho avuto l’idea di promuovere adozioni a distanza di seminaristi di Paesi emergenti, in una unione spirituale che supera ogni lontananza». Così ha coinvolto amici e Collaboratori Familiari del Clero: «Questa proposta è piaciuta molto, anche se il momento è difficile, in molti sentono ancora la necessità di aiutare chi è povero attraverso la Chiesa».
Oggi il gemellaggio tra i seminaristi della sua arcidiocesi con altrettanti in terra di missione, riporta don Saverio agli anni in cui iniziava il suo servizio sacerdotale: «Alla fine degli anni Cinquanta eravamo circa 300 seminaristi, avevamo un circolo missionario interno, c’erano molti contatti con i missionari ad gentes, visite davvero indimenticabili come quella di san Giovanni XXIII quando era direttore delle Pontificie Opere Missionarie italiane. C’era un fervore che è importante far conoscere ai seminaristi di oggi per superare un certo deficit di formazione missionaria: lo si vede non solo dalla diminuzione delle vocazioni ma anche di sacerdoti diocesani fidei donum. Questo deficit nella mia arcidiocesi, grazie all’impegno del nostro cardinale Francesco Montenegro e dei superiori del Seminario, sta per essere superato con il servizio che facciamo nel Sud dell’Albania nell’amministrazione apostolica di Scutari dove, già prima del Coronavirus, sacerdoti e seminaristi andavano, a servizio della parrocchia di Korche».
(articolo uscito su Popoli e Missione n.5/2021)