Profughi climatici, crisi del multilateralismo, guerra e fragilità sociale post-pandemica. Sono alcuni dei temi toccati dai relatori nel corso della tavola rotonda che ha aperto il Convegno Missionario Giovanile in corso a Sacrofano.
“Questo è un tempo di fragilità e di erosione, è un tempo di chiusura: viviamo l’epoca della rabbia e della crisi del multilateralismo”, ha detto Massimo Palllottino, esperto di economia dello sviluppo e di Paesi asiatici per Caritas Italiana.
Pallottino, intervistato dal moderatore Gianni Borsa, ha spiegato che “il sistema multilaterale è faticoso, ma è l’unico che ci rimane: è l’opposto della legge del più forte, è un sistema regolato che ci permette di dialogare”. Eppure è fortemente in crisi e va “salvaguardato”.
Gli attuali conflitti tra Stati non possono essere superati “se non facendo ricorso al dialogo multilaterale”, ha spiegato Pallottino.
E a proposito di guerre e di profughi, esiste anche una guerra non combattuta con le armi, ma dagli effetti ugualmente devastanti: è quella dei cambiamenti climatici.
Il giornalista di Avvenire, Luca Liverani ha parlato di profughi climatici: “uno status che sulla carta non esiste, poiché questi profughi vengono assimilati ai migranti economici”, ma che in realtà rappresentano numeri molto elevati.
Si parla, secondo i dati citati da Liverani e riferiti al 2021, di 30, 7 milioni di nuovi sfollati per disastri naturali, l’89% dei quali causati da crisi dovute alla mancanza o all’abbondanza di acqua. Dunque da fenomeni strettamente legati al climate change.
Un numero che fa riflettere: “12 milioni di questi sfollati – ha spiegato Liverani – per disastri naturali (solo una percentuale residuale a causa di terremoti ed eruzioni vulcaniche) viene dall’Asia e dal Pacifico.
La pandemia non ha fatto altro che accentuare fenomeni in crescita: “dobbiamo imparare a considerare l’incertezza – ha spiegato Giuseppina De Simone, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – perché l’incertezza nel rompere un equilibrio apre alla possibilità di equilibri nuovi.
Dobbiamo imparare a fare i conti con il limite, c’è una dimensione di mistero in questo”.
Federica Desiderioscioli, giovane della diocesi di Lanciano-Ortona, raccontando della propria esperienza personale e collettiva legata alla pandemia ha detto: “non lo ricorderemo come un periodo bello quello del Covid ma sicuramente come un periodo che ci ha cambiato”.
E’ stato anche un periodo di grande solidarietà sia in parrocchia che tra le persone delle diverse comunità. Così come lo è questo conflitto in Ucraina: una tragedia che scatena il desiderio di essere solidali e fraterni con chi soffre.