«In questi giorni siamo stati sconvolti dalla guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. Rinnovo a tutti l’invito a fare del due marzo, mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera per l’Ucraina, per stare vicini a quel popolo e implorare a Dio la fine della guerra». Papa Francesco all’Angelus di ieri mattina ha inviato il suo messaggio di pace da Roma, con le parole che avrebbe dovuto pronunciare in piazza Santa Croce a Firenze, durante la solenne celebrazione eucaristica che – alla presenza del presidente Sergio Mattarella – ha concluso le giornate del secondo incontro “Mediterraneo frontiera di pace” (23-27 febbraio). Bloccato da forti dolori al ginocchio, il papa ha inviato il suo pensiero alla gente comune, ai «più fragili, alle mamme con i loro bambini. Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari. Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Chi ama la pace ripudia la guerra, come dice la Costituzione italiana».

I due forum di Firenze in cui vescovi e sindaci del Mediterraneo si sono incontrati per dialogare e progettare una nuova dimensione del Mare Nostrum, hanno portato alla definizione di una Carta comune ispirata ai principi del “sindaco santo” Giorgio La Pira. Principi e valori più che mai forti e condivisi, difronte allo choc del ritorno della guerra in Europa, con tutto quello che nessuno avrebbe mai più voluto rivedere, come ha sottolineato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: «Le notizie drammatiche che provengono dall’Ucraina ci raccontano di una tragedia umanitaria… Il mio pensiero e la mia preghiera vanno verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo. A tutti coloro che stanno combattendo vorrei dire con le parole semplici di un vecchio sacerdote: vi prego, vi scongiuro, fermatevi! In nome di Dio, no alla guerra!». Il cardinal Bassetti ha sottolineato l’importanza della Carta di Firenze firmata al termine delle consultazioni, esortando a portarla «nelle città, nelle scuole, nelle comunità religiose, nelle parrocchie. Divulgatela ma soprattutto incarnatela nella vostra vita. Quella Carta infatti è la testimonianza, non solo simbolica, che esiste una coscienza mediterranea. Quella carta è un patto sociale, un patto di amicizia sociale. E’ un raggio di luce nell’ora più buia».

La Carta di Firenze

Il documento (Apri link) firmato solennemente sabato mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo vecchio dal cardinal Bassetti e dal sindaco di Firenze Dario Nardella in rappresentanza dei 60 sindaci convenuti si basa sul riconoscimento di alcuni importanti punti. Il primo è la diversità delle culture e delle tradizioni del Bacino mediterraneo, che devono rimanere in dialogo tra loro per diventare patrimonio per le generazioni future; seguono poi l’importanza dell’impegno educativo, la necessità di sviluppare nuove e costanti occasioni di incontri costruttivi, la creazione di poli universitari e formativi in rete tra loro per formare giovani e rafforzare legami di fraternità; il ruolo chiave della diplomazia a livello urbano nella promozione di uno sviluppo umano basato sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali di ogni essere umano; programmi comuni per salvaguardare la salute come diritto primario, specialmente dopo l’esperienza della pandemia di Covid 19. La Carta parla anche della necessità di soluzioni integrate per evitare cambiamenti climatici catastrofici e di progetti per una cultura della sostenibilità sociale, e della necessità che tutte queste tematiche siano orientate a promuovere opportunità di lavoro e a favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi di origine dei migranti, anche attraverso programmi di cooperazione.

Per questo la Carta impegna vescovi e sindaci ad un impegno comune per promuovere progetti concreti di inclusione culturale, religiosa, sociale ed economica, stabilendo la necessità di consultazioni regolari tra autorità civili locali e pastori, per arrivare a «partecipare alle decisioni che influiscono sul loro futuro». La chiave di questi impegni concreti per il futuro delle genti del Mediterraneo è nel dialogo che permetterà di promuovere programmi educativi a tutti i livelli «in un cammino che integra gli approcci antropologici, comunicativi, culturali, economici, politici, generazionali, interreligiosi, pedagogici e sociali per realizzare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente».

Un impegno che parte dai sindaci che dovranno «discutere ed esplorare ciò che idealmente tiene insieme oggi una società civile e come i contesti contemporanei integrano tradizioni religiose ed espressioni culturali», mentre i rappresentanti delle comunità religiose cercheranno di «interagire tra loro e con i rappresentanti dei governi municipali e dei leader civici al fine di comprendere le cause e le ragioni della violenza e, quindi, lavorare insieme per eliminarla». Da questa azione comune trarranno indicazioni i governi nazionali per adottare, è detto infine nella Carta «regole certe e condivise per proteggere l’ecosistema mediterraneo al fine di promuovere una cultura circolare del Mediterraneo in armonia con la natura e con la nostra storia».