La missione di Lukanga, villaggio nella regione congolese del Kivu, si era ingrandita e i problemi non mancavano: primo tra tutti, la mancanza di terra. Qui operava don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo, insieme ad un altro sacerdote.
Durante un incontro di capi famiglia per decidere il da farsi, saltò fuori un papà che disse: «Piuttosto che bisticciare, facciamo come Abramo: tu prenditi i miei campi e io vado a cercare altre terre». Don Piumatti rispose: «Se c’è un gruppo che parte, parto anch’io». Detto, fatto. Ed è nato il villaggio di Muhanga, al confine con il Rwanda.
«Ci siamo spostasti in foresta. Abbiamo trovato un terreno disponibile per costruire un nuovo villaggio e anche per accogliere altri. E così è stato con chi scappava dal Rwanda durante il genocidio del 1994», racconta don Piumatti nel video dal titolo “Facciamo come Abramo”, prodotto da Luci nel mondo per la Fondazione Missio.
«Dal 1994 siamo diventati rifugio per tutti: per chi fuggiva e non sapeva dove andare. Non di rado noi stessi siamo dovuti scappare in foresta perché assaliti dai fucili. Anche questa crescita disordinata (dettata dall’accoglienza di tutti, ndr) ha avuto le sue meraviglie: ci ha tolto serenità, però ci ha forgiati nell’accettazione dell’altro».
Racconti che sconvolgono, narrati da don Piumatti con disincanto e, insieme, ammirazione per i protagonisti africani delle vicende che egli stesso ha condiviso: è una delle 11 video-interviste prodotte da Missio per l’animazione dell’ottobre missionario e messe a disposizione di chiunque – singoli, comunità, Centri missionari diocesani, scuole, parrocchie – voglia comprendere cosa significa testimoniare il Vangelo con la vita.
Nei circa 15 minuti di racconti, don Piumatti – che ha passato 50 anni nel Kivu, regione nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, maledetta perché troppo ricca di risorse naturali per essere lasciata in pace – descrive la sua gente, gli uomini e le donne del suo villaggio, come testimoni e profeti di una fede vissuta in balia dei ribelli di turno. Eppure, dice, di fronte a una sciagura, una calamità, una guerra, «l’africano non cerca il colpevole, non cerca la causa, o almeno non è questa la prima cosa che si pone di fare: cerca di trovare un posto in quel caos». E il posto lo trova sempre. Cercando e trovando risposta nella Parola di Dio. Proprio come l’episodio biblico di Abramo e la vicenda congolese di Lukanga dimostrano.
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