«Non possiamo tacere quanto visto e ascoltato». Questo il titolo del messaggio di papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale che si celebrerà quest’anno il 24 ottobre, penultima domenica del mese missionario. Il messaggio che porta la data del 6 gennaio ed è stato divulgato oggi, mette in evidenza che «quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita personale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato». A partire da questa spinta evangelizzatrice, «tutto in Cristo ci ricorda che il mondo in cui viviamo e il suo bisogno di redenzione non gli sono estranei, e ci chiama anche a sentirci parte attiva di questa missione: “Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli” (Mt 22,9). Nessuno è estraneo, nessuno può sentirsi estraneo o lontano rispetto a questo amore di compassione».

Anche noi come gli Apostoli, primi e coraggiosi annunciatori della Buona Novella, viviamo in periodo storico difficile, come sottolinea papa Francesco: «La situazione della pandemia ha evidenziato e amplificato il dolore, la solitudine, la povertà e le ingiustizie di cui già tanti soffrivano e ha smascherato le nostre false sicurezze e le frammentazioni e polarizzazioni che silenziosamente ci lacerano. I più fragili e vulnerabili hanno sperimentato ancora di più la propria vulnerabilità e fragilità. Abbiamo vissuto lo scoraggiamento, il disincanto, la fatica; e perfino l’amarezza conformista, che toglie la speranza, ha potuto impossessarsi dei nostri sguardi».

Portando l’annuncio di Gesù, portiamo speranza per rompere preconcetti, rigidità e libertà dei cuori, con la certezza che Dio «non abbandona nessuno ai bordi della strada». La difficoltà della crisi globale rende urgente «la missione della compassione, capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione» in grado di permetterci «di recuperare la passione condivisa per creare «una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni (Fratelli tutti, 36)».

Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, papa Francesco invita ciascuno di noi a farsi carico e a «far conoscere ciò che portiamo nel cuore. Questa missione è ed è sempre stata l’identità della Chiesa: “essa esiste per evangelizzare” (S. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 14). La nostra vita di fede si indebolisce, perde profezia e capacità di stupore e gratitudine nell’isolamento personale o chiudendosi in piccoli gruppi; per sua stessa dinamica esige una crescente apertura capace di raggiungere e abbracciare tutti». Come i primi cristiani, dobbiamo «andare tra le genti e testimoniare quello che avevano visto e ascoltato: il Regno di Dio è vicino».

Per questo, spiega il papa «mi piace pensare che «anche i più deboli, limitati e feriti possono essere [missionari] a modo loro, perché bisogna sempre permettere che il bene venga comunicato, anche se coesiste con molte fragilità (Christus vivit, 239)». Il coraggio dei missionari che hanno fatto la storia della Chiesa deve spronarci perché, dice ancora papa Francesco: «la vocazione alla missione non è una cosa del passato o un ricordo romantico di altri tempi. Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione. Ed è una chiamata che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo. Ricordiamo che ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia. C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico bensì esistenziale».

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