A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, ostaggio di una guerra senza fine tra fazioni armate (sono oltre 14), il sistema carcerario è molto duro.
Lo è per via del sovrappopolamento in carcere (ogni detenuto dispone di uno spazio di meno di due metri quadri), soprattutto se si considera che in prigione (senza distinzione tra istituti penitenziari per adulti e per minorenni) finiscono anche ragazzini di dieci/dodici anni.
Ce lo racconta con apprensione suor Elvira Tutolo, missionaria ‘storica’ del Centrafrica, per anni a Berberati e da poco più di un anno trasferita a Bangui.
Il carcere di Ngaragba, nella capitale, è ‘frequentato’ anche dai bambini che hanno commesso reati minori (come furti e violenze), ma anche gravi, come omicidi «dettati dalle condizioni di estrema povertà», precisa suor Elvira, della Congregazione missionaria della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret.
La presenza di minorenni dietro le sbarre è un dramma che il governatore della regione ha ben chiaro in mente e che il Tribunale sta cercando di risolvere da tempo: «19 bambini detenuti a Ngaragba sono stati liberati e si è pensato ad un programma di ricongiunzione famigliare», ha dichiarato di recente François Thierry Moskit, presidente del Tribunale dei minori.
«Il problema è che le famiglie spesso non ci sono: questi bambini sono abbandonati o ripudiati – ci racconta suor Elvira- e venendo qui a Bangui sono rimasta scioccata. A Berberati, con la ong Kizito eravamo riusciti a realizzare un bel progetto di accoglienza. Qui a Bangui ce ne sarebbe grande bisogno, e i responsabili dell’Unicef mi sollecitano in questa direzione. Noi suore abbiamo un terreno a disposizione, ma non ancora le possibilità economica…».
Dopo aver salvato i bambini-soldato, sottraendoli alle milizie armate (vd. gli articoli dedicati al progetto dei Kizito di Berberati cliccando qui) ora le suore della Carità di Santa Giovanna Antida avrebbero un’altra missione: recuperare i bambini-detenuti in carcere, sottraendoli al loro destino e portandoli in una casa missionaria per mandarli a scuola o insegnar loro un mestiere e donare una chance alle loro piccole vite.
Quando finiscono in carcere suor Elvira cerca in tutti i modi di ‘riscattarli’. L’obiettivo è ‘garantire’ per loro, ma il progetto a lungo termine sarebbe quello di ospitarli in una vera casa famiglia dove sarebbero amati ed accolti.
«Ancora è solo un sogno, un’idea, ma ci stiamo lavorando», dice.
«Fino a pochi anni fa mi ero concentrata sui bambini-soldato e cercavo di sottrarli ai gruppi armati – ci racconta – Adesso ho capito che bisogna intervenire anche sul sistema carcerario. Voglio evitare che questi bambini, una volta diventati adulti, possano essere davvero dei criminali».