Mercoledì 15 luglio, a causa delle conseguenze del Covid-19, monsignor Eugenio Scarpellini, 66 anni, è tornato alla casa del Padre.
Vescovo della diocesi di El Alto in Bolivia, originario della diocesi di Bergamo, era ricoverato nell’ospedale Sacro Cuore in El Alto per curare i postumi del virus e stava recuperando la salute. Improvvisamente l’arresto cardiaco, inaspettato.
Monsignor Scarpellini era nato a Verdellino, nella diocesi di Bergamo, l’8 gennaio del 1954. Ordinato sacerdote nel 1978, per 9 anni è stato vicario in due realtà parrocchiali della diocesi di Bergamo. Si è formato alla missione al CUM di Verona nel 1987 e l’11 gennaio 1988 è arrivato in Bolivia come sacerdote fidei donum.
Dal 1988 al 1993 ha esercito il ministero di parroco nell’arcidiocesi di La Paz. Nel 2004 è nominato direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (OMP), nel 2006 è coordinatore delle OMP in tutta l’America Latina. In quell’anno è stato anche segretario aggiunto della Conferenza Episcopale di Bolivia. Nel 2010 papa Benedetto XVI lo nominò vescovo ausiliare della diocesi di El Alto, nel 2012 divenne segretario generale della Conferenza Episcopale Boliviana.
Nel 2013 Papa Francesco lo nominò vescovo della diocesi di El Alto. Mons. Eugenio si è sempre distinto per l’attenzione ai poveri e la lotta a favore della giustizia in una Bolivia spesso turbata, anche negli ultimi mesi, da forti tensioni sociali.
Ma la sua grande passione era la missione. Come direttore delle Pontificie Opere Missionarie ha lavorato molto nell’ambito missionario non solo in Bolivia. Grande animatore e organizzatore, è stato lui a volere il V Congresso Americano Missionario (CAM) in Bolivia dopo la tappa venezuelana, appuntamento che si svolse nella diocesi di Santa Cruz nel luglio 2018 e che fu un grande appuntamento missionario non solo per il paese andino.
In una intervista del 2017 al settimanale della sua diocesi dichiarava: «Sento che la missione è la terza grazia che il Signore mi ha dato: la prima è la vita nella mia famiglia e nel luogo dove sono cresciuto, la seconda è il sacerdozio, la terza è la missione».
E ancora: «la gioia che uno ha per aver incontrato Gesù non la può tenere dentro. Anche solo con piccole cose puoi arrivare alla gente dandole un motivo di speranza, un aiuto a continuare nel cammino. Sono convinto che Gesù attraverso di te e la tua parola arriva alle persone».
«Vi racconto un fatto: sono in una parrocchia in visita pastorale e mi si avvicina una giovane donna con in braccio un bambino. Mi dice: padre, questo figlio è merito suo! E mi raccontò che quando mesi prima mi recai nella stessa parrocchia per le cresime questa donna, incinta e che stava pensando di abortire, mi ascoltò nell’omelia. Nell’ascoltarmi decise di non abortire e di andare avanti.
Quelle parole arrivarono al suo cuore, però non erano mie parole, era la Parola di Dio. In molte occasioni realmente percepisco questo: tu parli, incontri la gente e questo incontro per qualcuno si rivela unico, perché arrivi diritto alla sua vita e soddisfi, anche se per poco tempo, il loro desiderio di essere accompagnati. Questo è Dio che te lo fa fare, è Dio che ti fa trasmettere da cuore a cuore la sua presenza e la vicinanza alla gente. Questo è missione!».