Lo Zambia di Edgar Lungu torna lentamente alla normalità, allentando le misure restrittive imposte al Paese con il lockdown. Nella capitale Lusaka le attività commerciali e gli uffici pubblici (eccetto le scuole) sono stati riaperti il 29 giugno scorso, con l’applicazione delle consuete misure di sicurezza.
Ce ne parla un missionario comboniano ‘storico’, padre Antonio Guarino, che da Lusaka ci spiega al telefono, come i timori iniziali per il virus abbiano lasciato il posto alla fiducia e alla ripresa.
Questo è stato possibile anche grazie all’intervento delle Conferenze episcopali di Zambia e Malawi e alla risposta del Vaticano. Sono 1.568 i casi di infetti da Covid nello Zambia ad oggi, con 1.311 guariti e 22 decessi.
«Il papa ha inviato tre ventilatori in Zambia e tre in Malawi – spiega padre Antonio – Ma per ora non ce n’è stato bisogno. Gli infettati non hanno avuto urgenza di terapia intensiva, per fortuna. Ora stiamo entrando nella stagione più fredda, abbiamo 20-21° di giorno, e 9° di notte, con una notevole escursione termica». A Lusaka a fine aprile, anche una delegazione della Comunità di Sant’Egidio aveva consegnato materiale sanitario, mascherine e disinfettanti per fare prevenzione.
Quel che si era temuto, ossia un incremento di casi dovuto all’abbassamento delle temperature «per fortuna non c’è stato», conferma il missionario.
Ma come sono stati curati gli ammalati? «Con i classici medicinali per l’influenza, dagli antinfiammatori agli antibiotici», conferma. Nella diocesi di Lusaka, dove vive il comboniano «è stato celebrato il funerale di un ragazzo di 35 anni, della nostra parrocchia e c’era molta gente. Qui è stato aumentato il numero delle messe, ora sono cinque al giorno, e alla messa le persone partecipano, eccome!».
Mentre per quanto riguarda le scuole «restano ancora chiuse – conferma – così come i seminari: di riaprire per ora non se ne parla». Nel vicino Malawi la situazione è pressappoco simile: «nei migliori ospedali, tra cui l’Adventist hospital di Malamulo ci sono 16 casi positivi. Ma la situazione appare in netto miglioramento e la gente sembra tranquilla».
Lo Zambia è un Paese povero ma pacificato, dove la guerra etnica non è mai scoppiata, «nonostante le 79 etnie in cui è suddivisa la popolazione – ci spiega padre Guarino – Io sono stato in missione qui quindici anni fa e poi ci sono tornato di recente e devo dire che ho trovato un paese molto mutato».
Anche dal punto di vista dello sviluppo infrastrutturale. Il problema resta l’alto indebitamento dello Zambia, che ha sfiorato il default. Con evidenti ripercussioni sulla vita della gente, che non gode di alcun investimento pubblico di rilievo.
Quest’anno il debito pubblico dovrebbe raggiungere il 96% del Pil, non poca cosa, tenuto conto che gran parte dei debiti li ha contratti con la Cina, presente nello Zambia con progetti di ponti e strade; e in minima parte anche con l’Italia che tramite la multinazionale Leonardo ha venduto al Paese forniture militari.