In Mozambico, nonostante la vicinanza al Sudafrica e un lockdown solo parziale (sono chiuse le scuole di ogni ordine e grado e vietate le funzioni religiose, ma non i mercati e le attività commerciali), il Covid-19 sembra ancora lontano.

Sono ad oggi 28 i casi di malattia confermati e pare non ci siano deceduti, ma la cautela è d’obbligo, poichè “si fanno davvero pochi tamponi e solo ad alcuni”.

A parlarcene da Nampula è la superiora regionale delle missionarie Comboniane in Mozambico, suor Laura Malnati.

“Noi siamo ottimiste, crediamo che potrebbe non diffondersi come in altri Paesi, per svariate ragioni, ma se dovesse arrivare qui in modo massiccio forse moriremmo tutti. Perchè non siamo assolutamente attrezzati. Anche se certamente gli africani hanno degli anticorpi molto sviluppati. In Mozambico non ci sono grosse limitazioni di movimento e si può uscire di casa, non siamo in quarantena, però le frontiere del Paese sono chiuse”.

In realtà quelle con il Sudafrica (il Paese finora più infettato del continente, con 2415 positivi e 27 morti) non sono state chiuse subito, “perchè molti lavoratori mozambicani erano lì per lavoro e c’è stato un rientro di massa proprio dopo che l’emergenza era già scattata” a Johannesburg e Pretoria, spiega ancora suor Laura.

“Il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza a partire dal 31 marzo, e ha limitato alcune attività commerciali ma poi ha dovuto fare una parziale marcia indietro perchè la gente ha protestato – aggiunge –  Ad esempio all’inizio si era chiesto di ridurre il numero di mototaxi e bicitaxi ma poi c’è stata una specie di rivolta perché queste persone temevano di morire di fame, così ora si può fornire il servizio ma con l’uso delle mascherine”.

Le comboniane di Nampula, sette consorelle che svolgono diverse attività tra cui un servizio negli ospedali e anche nel campo profughi di Maratane, hanno seguito fin dall’inizio le notizie dall’Italia con grande apprensione; quando poi il virus ha fatto il suo ingresso in Africa, quasi sembrava loro impossibile, “ci sembrava lontano da noi”, dicono.

A Nampula, cittadina del nord con 470mila abitanti, “il mercato rimane sempre pieno di gente e anche le strade sono piene – dice suor Laura – Inoltre i bar sono aperti, ma si possono prendere bibite solo a portar via. Viene messo un secchio d’acqua col sapone davanti ai negozi, si predica il distanziamento sociale ma diciamo pure che non è rispettato, come ad esempio per le fila alla banca. I trasporti però sono contingentati”.

La prima misura è stata mettere in quarantena le persone che venivano dalla Cina e dall’Europa, dopo la scoperta del primo caso alla fine di marzo di un uomo mozambicano che era stato stato a Londra. Da lì i casi sono diventati 5 e poi 20.

Ad ogni modo sembra che la diffusione del Coronavirus sia frenata in questo Paese alla punta estrema dell’Africa meridionale, dove fa ancora molto caldo.

“La metà dei casi si registrano a Capo Delgado al nord – conclude la comboniana – e gli altri presumibilmente a Maputo. Le misure prese sono soprattutto preventive. Ma tutti sanno che qui non ci sono mezzi per fare una prevenzione seria”.