In Asia non si abbassa la guardia sui contagi da Coronavirus. Ad Hong Kong, dove la pandemia sembrava finora sotto controllo (con appena 4 decessi su 256 casi e 98 ricoveri ad oggi), si è manifestato invece un improvviso balzo in avanti dei contagi.

I 48 nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore, preoccupano esperti e cittadini. Nella regione cinese a Statuto speciale (a circa 1000 chilometri di distanza dall’epicentro cinese di Wuhan), l’allerta è di nuovo elevata.

A parlarcene, al telefono da Hong Kong, è un missionario italiano, padre Renzo Milanese del Pime, che vive in questa regione da 47 anni.

“Qui ad Hong Kong – racconta – non siamo assolutamente fuori dal pericolo. Anzi. La situazione è di normalità nella perenne emergenza. Sembravano riusciti a tenere sotto controllo il virus, ma per via di un maggior relax della cittadinanza e dell’arrivo di casi dall’estero, si è acceso un nuovo allarme”.

“L’impressione che ho io è che questo virus sia una bestiaccia infida– dice ancora – Ci sono state notizie non confermate di recidiva, che non riguardano Hong Kong ma altri Paesi asiatici. Chi è stato ammalato ed è guarito, si può ammalare di nuovo? Questo è il dubbio”.

“Avevamo raggiunto il picco, ma siamo ad un nuovo punto critico: da una settimana circa la gente si era rilassata ma questo è estremamente rischioso”.

Il missionario spiega che “qui è in vigore un regime di sicurezza molto sviluppato, come anche a Taiwan e Singapore: sono metodi collaudati da precedenti esperienze di crisi, non solo sanitaria”.

Padre Milanese dice che le misure adottate repentinamente, fin dal 20 gennaio, hanno permesso di tenere sotto controllo i contagi e di avere un’ottima risposta sanitaria, con solo 4 decessi, ma la premier Carrie Lang non abbassa la guardia.

“Carrie Lang ha annunciato pochi giorni fa che, diversamente da quanto era stato deciso prima, quasi sicuramente il 20 aprile non riapriranno le scuole, è probabile che la riapertura slitti a maggio.

Se si danno queste notizie è perché i dati a disposizione, provenienti dall’apparato medico di Hong Kong, sono ancora estremamente preoccupanti. Se ci rilassassimo per una settimana rischieremmo di diventare come la Corea del sud. Bisogna ancora essere estremamente prudenti”.

L’esperienza asiatica, in qualche modo, mette in guardia il resto del mondo: Hong Kong è paradigmatica del rischio proveniente dalle “infezioni importate” da fuori. Il Paese non è completamente blindato e gli ultimi contagi confermano questi timori.

La stampa asiatica, in particolare il South China Morning Post, parla di “imported infections”.

“Sembra che non si crei nessuna immunità; questo non è per niente un virus prevedibile. Ho la sensazione che anche i virologi non siano riusciti a scoprire tutto rispetto al modo in cui questo virus agisce”, spiega ancora il missionario.

I contagi totali in Cina ammontano oggi ad 81mila e 250, i morti sono 3mila e 253, il maggior numero di decessi si è registrato nella regione dell’Hubei, con 3mila e 133 morti e 67.800 ammalati.

In Italia i contaminati sono 41mila ma i decessi superano quelli cinesi: si è arrivati a quota 3mila e 405 decessi.

 Secondo padre Renzo Milanese, questa differenza può dipendere anche dal modo in cui vengono conteggiati: “In Cina e in Asia in generale, non si contano quei morti che avevano patologie pregresse”.

Ad Hong Kong, dove le parrocchie hanno sospeso qualsiasi attività e le chiese sono aperte solo per la preghiera, si è attivato un servizio tra Caritas e parrocchie locali, per aiutare con la consegna di pacchi viveri coloro che sono in difficoltà economiche avendo perso il lavoro.

“Ci vediamo per preparare i pacchi e lasciarli nella canonica, dove vengono ritirati. Anche qui, nonostante sia una città benestante, non mancano i casi di persone che vivono grosse difficoltà economiche”, conclude il missionario.

Per quanto riguarda l’attività della contestazioni di piazza, nei confronti del decreto di Carrie Lang, che metterebbe a rischio l’autonomia di Hong Kong da Pechino, con l’avvento dell’emergenza sanitaria tutto “è apparentemente congelato, ma non fermo”, dice padre Milanese.

La dissidenza va avanti in rete, sui social e si è come trasferita altrove. La cittadinanza continua a temere eventuali iniziative di Carrie Lang che possano mettere a rischio la libertà e di una regione che finora ha goduto di una relativa libertà.