Domani ricorre il centenario della promulgazione della lettera apostolica Maximum Illud di papa Benedetto XV. Si tratta di una missiva, dalla forte valenza missionaria, in cui il compianto pontefice spiegò con chiarezza e lungimiranza che la missione evangelizzatrice nel mondo non poteva assolutamente essere richiamata a giustificazione delle chiusure nazionalistiche ed etnocentriche delle potenze coloniali del tempo. Nella Maximum Illud, il pontefice genovese – che stigmatizzò la prima guerra mondiale definendola «l’inutile strage» – spiegò con chiarezza e lungimiranza che la storia universale della salvezza non poteva assolutamente essere richiamata a giustificazione delle chiusure nazionalistiche ed etnocentriche delle potenze coloniali del tempo. Sollecitato da una serie di note che i missionari cattolici presenti in Cina agli inizi del XX secolo avevano inviato alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Benedetto XV nella Maximum illud, dichiarò che l’annuncio del Vangelo non doveva essere contaminato dagli interessi economici e militari delle nazioni colonizzatrici. «La Chiesa di Dio è universale, per nulla straniera presso nessun popolo» scrisse il papa, esortando anche a rifiutare qualsiasi forma di interesse, in quanto solo l’annuncio e la carità del Signore Gesù costituiscono il fondamento della missione. Benedetto XV diede così speciale impulso alla missio ad gentes, adoperandosi personalmente per risvegliare, in particolare presso il clero, la consapevolezza del dovere missionario.
Com’è noto, prendendo lo spunto da questo centenario, papa Francesco aveva indetto per lo scorso Ottobre il “Mese missionario straordinario” con l’intento dichiarato di risvegliare la coscienza dei credenti. Un indirizzo che dovremmo sostenere quotidianamente nella pastorale ordinaria delle nostre diocesi per esse davvero fedeli al Mandatum Novum di Nostro Signore affidato agli apostoli.