Due giorni fa aveva dettato alla figlia il suo ultimo articolo per l’Eco di San Gabriele. Articolo che uscirà dopo la sua morte, avvenuta ieri nella sua casa a Casalpalocco, circondato dall’affetto della moglie Gigliola, dei quatto figli e dei tanti nipoti. Si è spento così Angelo Paoluzi, scrittore, poeta, ma soprattutto giornalista, a 90 anni, dopo una lunga vita spesa a testimoniare il Vangelo nei media, in particolare della carta stampata. Era la sua passione e ne ha dato testimonianza in tutta la sua brillante carriera, durante la quale ha ricoperto incarichi di prestigio e responsabilità. Sempre restando umile, accogliente, pronto a confrontarsi con tutti dai politici, agli uomini di cultura fino alle (tante) generazioni di giovani aspiranti giornalisti che sapevano di trovare in lui un maestro attento e disponibile. Ma anche esigente e severo: uno di quelli che ti insegnava davvero il mestiere facendoti riscrivere anche tre volte lo stesso pezzo. Le redazioni di molte testate oggi sono piene di giornalisti che (come chi scrive) hanno avuto di incontrarlo negli anni della formazione: non era comune che una firma come quella di Paoluzi, spendesse il suo tempo con ragazzi e ragazze alle prime armi Ma lui lo faceva ed era sempre illuminante.

Per questo, a quello che per 12 anni è stato capo redattore di “Popoli e Missione”, ai tempi della direzione di don Claudio Sorgi, dobbiamo un riconoscimento alle doti di umanità e professionalità che vengono certamente prima del cursus honorum di tutto rispetto che ha resto celebre la sua firma. Nato nel 1928 a Tagliacozzo, nel 1952 aveva conosciuto Angelo Narducci, anche lui giovane collaboratore de “Il Caffè” di Giambattista Vicari; nel 1955 è già direttore responsabile del mensile “Prospettive Meridionali”. Dal 1960 al 1968 è redattore de “Il Popolo” come corrispondente dalla Germania e dalla Francia. Entra in “Avvenire” sin dal primo numero (4 dicembre 1968) e vi resta fino al 6 gennaio 1981, assumendone prima la vicedirezione (con Narducci direttore) e poi la direzione a partire dal 1º maggio 1980 quando Narducci viene eletto al Parlamento europeo. Già direttore dell’”Osservatore della Domenica” e vicepresidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), dal 1986 è chiamato a “Popoli e Missione”, mensile delle Pontificie Opere Missionarie. Lunga e variegata è la sua collaborazione con “Radio Vaticana”, dove cura diverse rubriche; è docente della Scuola di giornalismo alla Lumsa di Roma, mentre collabora con numerose testate (“Europa”, “Segno nel mondo”, “Il Segno”, “L’eco di San Gabriele”).

In redazione arrivava sempre con una valigia da lavoro pesantissima, piena di carta stampata, così come sempre piena di idee e servizi da realizzare era la sua mente attenta ai segni dei tempi e alla missione nel mondo. In epoca pre internettiana era materiale di documentazione per servizi e inchieste, oppure le bozze del suo ultimo volume in uscita. Molti intensa è stata infatti la sua attività di scrittore: ci lascia tra i tanti titoli, alcuni dei suoi libri conosciuti (“Cultura della speranza”, 1984; “I cavalli di Brandeburgo”, San Paolo 1994).

Figlio della temperie culturale post conciliare, Angelo era una persona speciale e proprio per la sua intima attitudine alle cronache dell’attualità, non riusciva ad invecchiare: ogni giorno pensava ad un nuovo articolo da scrivere su una realtà che lo aveva colpito e su cui sentiva di dover dire qualcosa, sempre sfogliando le pagine del Vangelo, sempre tenendo viva la preghiera che traspariva nelle sue poesie (tra le tante raccolte “Recitiamo il Natale” curato insieme alla figlia Maria Ludovica nel 1984). E ad ogni Natale, festa della famiglia, festa della speranza, puntuali arrivavano i suoi auguri in versi, dolci come quelli scritti da un innamorato al suo amore: “Ha ripreso il suo posto la cometa/ per tornare stella fra le stelle./Hanno riposto gli angeli e le arpe/ che accompagnarono il coro celeste./S’era mossa di re la carovana/ alla volta di mitici Paesi/ i pastori restarono, le greggi/ s’ammucchiarono al caldo degli stabbi….”. L’eleganza dei suoi versi era quella del cuore di un uomo buono, che ora sentiamo più intimamente vicino. Tutta la redazione di Popoli e Missione e la direzione della Fondazione Missio si stringe vicino alla famiglia grande con cui Angelo ha testimoniato il suo amore per la vita.

I funerali si svolgeranno domani 19 settembre alle ore 14,30 nella Parrocchia di San Timoteo a Casal Palocco (Roma).