“Karibu”

A pochi giorni dal rientro dal Kenya, non sono ancora riuscita a riprendere la mia quotidianità italiana. Sembra di aver passato in Africa un periodo molto più lungo rispetto alle tre settimane di questa esperienza breve di missione. La nostra avventura inizia con valigie quasi al limite del peso consentito, colme di materiali, aspettative e voglia di fare. Aspettative che non sono state deluse, anzi sono state migliori di quelle che avevo prospettato prima della partenza. Siamo arrivati a Nairobi il 3 agosto e in aeroporto abbiamo trovato ad accoglierci Suor Agnes e Suor Felicita. Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di conoscere Suor Scolastica, impegnata nel Capitolo Generale in Italia. Il nostro compito era quello di organizzare il Cre Grest dal lunedì al venerdì. Le nostre giornate erano scandite in questo modo: alla mattina ci trovavamo nel salone dell’asilo per organizzare i giochi, le attività e preparare il materiale necessario. Nel pomeriggio il Cre iniziava ufficialmente alle 14, ma i bambini cominciavano ad arrivare anche un’oretta prima, pur di fare due tiri a pallone con noi o curiosare e capire quale gioco si sarebbe fatto poche ore dopo. Le attività iniziavano con la preghiera recitata spontaneamente dai bambini e successivamente un’oretta di danza, con alcuni balli italiani e alcuni locali. Inutile dire che noi quattro eravamo stanchi dopo cinque minuti, mentre i bambini carichi di energia avrebbero continuato a ballare per ore. Dopo un’oretta circa venivano suddivisi in tre gruppi: i 10-12 anni con Ilario, i 6-9 anni con Mattia e Stefano e i piccolini di 3-5 anni con la sottoscritta. I primi due giorni di attività non sono stati semplici. Per questioni legate alla lingua e alla timidezza non era facile comunicare con bambini così piccoli. Per questo devo dire un enorme grazie a Suor Felicita, ad Ann e alcune mamme che volontariamente mi hanno aiutata nelle due settimane di attività. Ma le soddisfazioni sono arrivate presto. Una delle cose che mi ha colpito nel corso dell’esperienza è stato il fatto che inizialmente i bambini sembrava avessero timore della mia presenza. Questa timidezza poi si è trasformata in sorrisi, solletico, abbracci e “Hi, Jessica!” appena varcato il cancello della parrocchia. Sono stati questi piccoli grandi cambiamenti in un arco di tempo così breve a farmi capire di essere davvero grata di quello che stavo vivendo. Ho molte altre immagini che porterò con me e una di queste è il saluto a fine giornata. Dopo il ballo e la preghiera conclusivi, la maggior parte dei bambini e dei ragazzi si ammucchiavano intorno ad ognuno di noi per ringraziarci, abbracciarci e i più instancabili giocare ancora qualche minuto con i palloni (che si sono disintegrati dopo due settimane). Uno dei momenti più emozionanti è stato proprio l’ultimo venerdì di Cre, dovuto forse in parte alla consapevolezza che questa fantastica esperienza di vita stava volgendo al termine; ma sicuramente quello che ha contribuito maggiormente a questa emozione sono stati i ringraziamenti a fine giornata degli animatori, del parroco, delle suore e delle ragazze che ci hanno dato una mano durante l’intera esperienza. Questo senso di gratitudine non era necessario perché a dire il vero l’unica a dover esprimere riconoscenza sono io. E quindi colgo l’occasione per dire un  grazie enorme alle Suore Orsoline, alla loro ospitalità e disponibilità; al Centro Missionario Diocesano per avermi dato la possibilità di vivere questa fantastica esperienza ed infine ai mie tre compagni di viaggio –  “seminatori di positività” – e a tutto quello che sono riusciti a trasmettermi in così poco tempo.

Jessica, Kenya