La celebrazione annuale della Giornata missionaria mondiale (Gmm) rappresenta l’occasione propizia per riflettere sui fondamentali dell’Evangelii gaudium. Com’è noto, papa Francesco ha illustrato, in questa esortazione apostolica, le linee programmatiche del suo pontificato. In essa tra l’altro si legge: «Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!». In effetti, l’interesse di papa Bergoglio nei confronti delle giovani generazioni è stato dichiarato e ribadito ripetutamente e sta trovando un tempo forte di discernimento e di sintesi in questi giorni, in occasione della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Lo slogan della Gmm 2018 – “Giovani per il Vangelo” – si ispira proprio all’assise sinodale; una scelta operata dalla Fondazione Missio, che in Italia rappresenta le Pontificie opere missionarie (Pom). Esso può essere declinato in due diversi modi. Anzitutto, è evidente la sfida vocazionale, nella consapevolezza che, ancora oggi, a distanza di duemila anni dalla venuta del Redentore, «la messe è molta, ma gli operai sono pochi». Questo, in sostanza, significa che c’è davvero bisogno di rispondere con il dono della vita alle istanze dell’evangelizzazione. Al contempo, però, emerge anche un’altra istanza, che supera decisamente l’età anagrafica, nel senso che è il Vangelo stesso che chiede ai credenti, indipendentemente dagli anni di vita, d’essere, sempre e comunque, giovani con il cuore e con la mente. Papa Francesco, da autentico missionario, ci suggerisce, in maniera efficace, la prospettiva teologica di questo ragionamento nelle pagine di un recente libro-intervista dal titolo “Dio è Giovane”, pubblicato da Piemme. Con grande forza ed efficacia, egli afferma che «Dio è Colui che rinnova sempre, perché Lui è sempre nuovo: Dio è giovane! Dio è l’Eterno che non ha tempo, ma è capace di rinnovare, ringiovanirsi continuamente e ringiovanire tutto».

Occorre, evidentemente, fare tesoro di queste “pro-vocazioni” del pontefice affinché ognuno di noi possa rimettersi in cammino e uscire dal cerchio ristretto delle proprie abitudini e dei propri pregiudizi. Questa dinamica farà maturare i giovani e rinverdirà i meno giovani con l’intento dichiarato di sancire una rinnovata stagione evangelizzatrice.

Insieme, giovani e anziani, possono, anzi devono offrire il Vangelo, per il bene dell’umanità del Terzo Millennio. Ma proprio perché “Dio è giovane”, è importante non solo sapersi mantenere giovani, ma anche accettare le istanze del rinnovamento. Qui non si tratta di rottamare gli anziani, o di rinnegare la propria Storia, quanto piuttosto di comunicare nuova linfa all’interno delle comunità, andando al di là di certi stereotipi e pratiche del passato che condizionano la comunicazione della Buona Notizia in una società segnata da ingiustizie e sopraffazioni, ma che ha pur sempre fame e sete di Dio. Sono infatti molte le periferie geografiche ed esistenziali che hanno bisogno d’essere salvate e illuminate dalla Buona Notizia. Basti pensare a quanto sta avvenendo in Africa o al fenomeno migratorio, per non parlare dell’esclusione sociale che acuisce a dismisura la divaricazione tra le masse impoverite e la ricchezza concentrata nelle mani di un manipolo di nababbi.

Animati da queste convinzioni, in occasione della Gmm siamo anche chiamati ad offrire le nostre preghiere e il nostro concreto sostegno alle Giovani Chiese. A ciò si aggiunga l’impegno auspicato dal Papa a promuovere una cultura dell’integrazione e della solidarietà, facendo tesoro del magistero missionario di papa Francesco, ribadito peraltro nella tradizionale lettera per la Gmm 2018: la «trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il contagio dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita».

Ecco perché c’è bisogno di anime giovani per un Vangelo senza confini.

 

(AVVENIRE, 21 ottobre 2018)