Se arrivi dalla fine ‘del mondo’ hai necessariamente una diversa prospettiva su cosa sia il centro e cosa sia il mondo.

«Ci sono altri luoghi alla ‘fine’ del mondo che contano ugualmente tanto per l’81enne papa Francesco», che oggi festeggia cinque anni di pontificato.

E’ il quotidiano Deutsche Welle a scrivere  queste parole in un editoriale intitolato: “I cinque anni del papa, è solo l’inizio!”.

«Il papa ha separato il messaggio di Gesù dalla bolla del discorso religioso: vuole che sia messo in pratica nella vita reale. Francesco tocca le persone – specialmente chi vive ai margini: i disabili, gli anziani, i rifugiati, i disperati – in modo profetico. Facendone esperienza diretta, ti lascia senza parole».

A cinque anni da quello storico 13 marzo, quando i cardinali riuniti in Conclave lo acclamarono papa, liberando l’attesa fumata bianca, Josè Mario Bergoglio è ancora l’uomo più amato del pianeta.

E’ certamente il pontefice più incisivo, quello più ascoltato, il più evangelico e il più “politico” nel senso elevato del termine.

Lo si percepisce leggendo i mille titoli della stampa estera e i tanti editoriali di elogio, che nel corso di un quinquennio non hanno perso l’afflato iniziale.

I quotidiani dell’America Latina ma anche d’Europa ed Africa (da La Republica di Lima a La Nation di Buenos Aires, fino addirittura al quotidiano comunista di Cuba Granma) non hanno smesso di parlare di lui.

Continuano a tratteggiare un’immagine di Francesco attinente ai fatti e alla cronaca, ai discorsi pubblici e ai gesti eclatanti, seguendolo nei viaggi apostolici e dentro il Vaticano, andando oltre le visioni ideologiche e le critiche strumentali.

Per i media insomma, anche per quelli non cattolici, “the Pope” continua ad essere un innovatore e un maître à penser. Lasciando intendere che la visione della Chiesa universale di papa Francesco ha già vinto, nonostante i detrattori.

Tant’è che il papa stesso, in una delle ultime interviste ad Antonio Spadaro per La Civiltà Cattolica, ha detto chiaro e tondo:

«Mi dispiace ancora di più quando qualcuno si arruola in una campagna di resistenza. E purtroppo vedo anche questo. Non posso negare che ce ne siano, di resistenze. Le vedo e le conosco. Ci sono le resistenze dottrinali. Per la salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”.  So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti».

Ad una lettura attenta non sfugge un dettaglio: è Bergoglio stesso a sminuire la portata qualitativa di queste critiche, relegandole nel campo della maldicenza e soprattutto della divulgazione non ufficiale. Si tratta di blog, dice il papa.

Difficilmente dei giornalisti informati dei fatti ed analisti impegnati nel sociale, potrebbero mai schierarsi in antitesi con l’uomo che ha spalancato le porte della Chiesa davvero a tutti.

Sfogliando le pagine dei quotidiani, è certamente la sua Argentina ad amarlo di più, senza troppi tentennamenti. Il papa ricambia manifestando attaccamento al Paese d’origine, ma non per questo risparmiando raccomandazioni ai vescovi.

La Nation in un suo pezzo scrive: «Il pontefice ha parlato con i vescovi della necessità di mostrare unità nella Chiesa e coerenza col magistero petrino: si è informato delle nuove situazioni di povertà, ed ha insistito nel denunciare i mali della corruzione, sebbene non si riferisse solamente all’Argentina».

«Il peccatore può aspirare ad esser santo – ha detto il papa, secondo quanto riferito da La Nation – il corrotto invece no».

E ancora: «La parola del papa è molto limpida, non ci sono messaggi nascosti, è tutto alla luce del sole».

Il quotidiano Granma, nonostante sia per sua stessa definizione “Organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba”, cita testualmente la Laudato Si’: «Un trattato di 180 pagine – scrive – sull’ambiente, che attribuisce ai potenti e ricchi del mondo la colpa d’aver trasformato la terra in una discarica».

Il fatto che addirittura Cuba gli riconosca dei meriti nel campo della giustizia internazionale e sociale la dice lunga su quanto papa Francesco rimanga un leader per credenti e non credenti.

Il Globo, quotidiano brasiliano (ma non è affatto l’unico), mette l’accento sulla solidarietà e la grande vicinanza di Francesco ai ragazzi vittime di pedofilia: «Si riunisce di frequente – scrive – con le vittime dei pedofili.

La notizia è stata confermata dalla Sala stampa del Vaticano. Il pontefice stesso ha riferito di questi incontri durante la sua visita apostolica in Cile. Gli abusi sessuali costituiscono “la più grande umiliazione sofferta dalla Chiesa”, ha detto Francesco». Per la stampa americana e latino-americana, questo mea culpa ricopre un’importanza davvero enorme.

  • Una versione completa di questo articolo è stata pubblicata sul numero di marzo di Popoli e Missione