La presenza dei Padri Bianchi in Algeria è sempre stata «legata ad una testimonianza di fede. Non abbiamo mai potuto fare evangelizzazione esplicita: non si poteva predicare e anche oggi il nostro è un servizio, una presenza  che non fa rumore, però si vive assieme alla gente».

Padre Paolo Costantini dei Padri Bianchi, commentando al telefono la recente notizia della promulgazione del decreto di martirio per 19 religiosi e religiose in Algeria tra 1994 e 1996 – tra i quali quattro suoi confratelli trucidati il 27 dicembre del 1994 – ci racconta qualcosa di questa «discreta» presenza in Nord Africa.

Lui che è stato in Algeria da studente «moltissimi anni fa, più di 40, subito dopo l’indipendenza » ricorda che in realtà il clima non era di odio ma di condivisione da parte della gente. «Eravamo ben visti come missionari», dice. Ma il Paese all’epoca viveva uno dei suoi periodi di maggior disordine.

Ricorda anche di aver incontrato a Bruxelles anni prima uno dei quattro padri Bianchi per i quali il Papa il 26 gennaio scorso ha autorizzato la promulgazione del decreto di martirio. Si tratta di Jean Chevillard, Alain Dieulangard, Cristian Chessel e Charles Deckers, barbaramente uccisi per mano di un gruppo armato in un clima sociale di tensione e terrorismo in Algeria.

Ma la lista è lunga: i nomi in tutto sono 19, tra questi spicca anche quello del Vescovo di Oran, Pierre Claverie. L’attenzione mediatica si è sempre concentrata i maniera quasi esclusiva sui sette monaci di Tibhirine, i più conosciuti del gruppo ai quali è dedicato anche il film Uomini di Dio.

Nella lista ci sono anche delle suore, come Denise Leclerc, francese, dell’ordine di Notre-Dame de Apotres, uccisa il 3 settembre 1995 e suor Odette Prevost del Sacro Cuore.

«Ci hanno telefonato da Algeri poco prima di mezzogiorno – raccontò all’epoca ai giornali Padre Hamelin, dei Padri Bianchi – i nostri confratelli sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco mentre si trovavano nella missione di Tizi Ouzou, capitale della Cabilia, a oltre un centinaio di chilometri da Algeri».

Oggi, a distanza di 24 anni, padre Costantini dice che probabilmente si è trattato di un «odio verso la ricerca di giustizia di cui i missionari si facevano portavoce».

Una delle ipotesi che circolarono all’epoca, soprattutto in ambienti giornalistici legati a Bruxelles, è che i missionari si opponessero al latifondismo, che stessero dalla parte della gente povera che combatteva contro un’enorme ingiustizia sociale.

Oggi i padri Bianchi in Algeria fanno moltissime opere di assistenza sociale: «So che alcuni studenti nelle missioni si occupano dei migranti che arrivano dal Sahara e che vogliono andare verso l’Europa. Altri seppelliscono i profughi che fuggono, opera di misericordia davvero significativa».

Padre Christian de Chergé, priore dei monaci trappisti ucciso a Tibhirine il 21 maggio 1996 scrisse: «Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a quel Paese».