E’ terminato oggi il 61° Convegno Nazionale Missionario dei seminaristi, ideato e realizzato dalla Pontificia Unione Missionaria.

In conclusione dei lavori i 150 ragazzi che partecipavano all’evento hanno stilato un documento che verrà consegnato ai vescovi, e che rappresenta un prezioso contributo dato alla Chiesa per arricchire la formazione dei giovani sacerdoti.

I seminaristi dicono che la pratica del dialogo ecumenico e del confronto all’interno della Chiesa stessa, deve partire dal basso, sperimentarsi tra la gente e consolidarsi nel quotidiano. Cessa così di essere materia di negoziato a tavolino e si fa pratica evangelica

Vorrebbero una Chiesa missionaria autenticamente in dialogo: “Le ferite possono diventare feritoie per comunicare tra di noi – hanno detto al termine dei laboratori – Se Dio e’ dialogo chi non vuole dialogare sta fuori dalla Chiesa, non dentro. La base ha voglia di confronto, senza per questo rinunciare alla certezza dell’identità. Non si tratta di perderla ma semmai di metterla in gioco, stando nel qui ed ora”. CX

Comprendere l’altro, dicono, è impossibile “se rimaniamo chiusi in una realtà virtuale”.

In generale i giovani studenti chiedono che nei seminari si potenzi l’offerta dei corsi: “per conoscere meglio le altre religioni bisogna che qualcosa di più su di esse ci venga insegnato” hanno detto.

Ma non solo: hanno suggerito di far partecipare anche le figure femminili alla loro formazione accademica, tramite seminari di psicologia; le loro proposte toccano davvero molti temi e sono concrete: la richiesta generale è quella di ricevere una preparazione meno teorica, più in contatto col mondo e con la vita di tutti i giorni.

La tavola rotonda del 29 aprile, dove si sono confrontati il pastore evangelico Mauro Adragna, della Chiesa della Riconciliazione e il rappresentante della Chiesa russo-ortodossa a Palermo, Andrej Perfenchyl, aveva fornito alcuni spunti di confronto ecumenico, che i seminaristi hanno subito colto.

 

“Andiamo avanti a collaborare tra di noi nella pratica, perché l’unione sia visibile non impalpabile – suggeriva il pastore Adragna – Se continuiamo a trincerarci dietro pregiudizi e paure ci troveremo degli alibi dottrinali ed allora sarà la fine”.

Altro tema importante è stato quello della rinuncia all’attaccamento identitario: “Si paga un prezzo per l’unità: rinunciare ad una parte. Se noi cristiani siamo uniti nella morte come possiamo non esserlo nella vita?”. L’ortodosso Perfenchyk ha replicato: “sono rimasto sbalordito dalla presenza di tutti questi giovani seminaristi, grazie per la vostra gioia, per i vostri sorrisi.

Infine, tra i ragazzi è emerso anche un bisogno viscerale di maggiore aderenza alla vita quotidiana, ai problemi reali della gente, ad aprire le loro porte, anche quelle dei seminari stessi: per accogliere, per incontrare.

I seminaristi propongono che si dedichi maggioro spazio a materie sociali, alla salvaguardia del creato, all’ambiente, alla psicologia.

Le proposte vanno dalla richiesta di introdurre corsi di economia domestica, a quella di parlare di ambiente. “Secondo me serve un’esperienze di vita in casa, una normalità. E’ opportuno che i nostri seminari propongano uno stile di vita meno eremitico”, ha detto uno di loro che viene da Lucera.CX

Imparare anzitutto a gestire se stessi, fare la spesa, esser autonomi, avere uno spirito più semplice e missionario è apparsa un’esigenza condivisa.