Le ragazze nigeriane come Blessing Okoedion «non sono prostitute ma prostituite». Non sono libere ma schiave. E non sono arrivate in Europa per scelta ma per inganno.

La loro schiavitù è una realtà che distingue la violenza subita da quella che può anche essere una scelta di vita.

E’ Anna Pozzi, giornalista e co-autrice con Blessing Okoedion de “Il coraggio della libertà. Una donna uscita dell’inferno della tratta”, a spiegare ad una platea attenta il destino delle giovani finite nel business del commercio di esseri umani.

In una sede istituzionale come quella della Camera dei deputati a Roma, Anna Pozzi, suor Rita Giaretta, suor Eugenia Bonetti, ieri hanno lanciato input forti per rivedere gli stereotipi.

«Blessing ha avuto il coraggio di parlare e raccontarsi e questo, guardate, non è per nulla scontato», ha detto la Pozzi.

Il libro, edito dalle edizioni Paoline, è stato fortemente voluto da Blessing che è uscita allo scoperto per tirare fuori la sua storia e quella di tutte.

Intervenuta alla presentazione del libro, Blessing ha pronunciato parole vibranti raccontando con voce potente e commossa la sua rinascita.

«Ricordo quando sono arrivata in Italia: all’inizio ero contenta all’aeroporto di Bergamo. Ero arrivata in Europa! – ha raccontato – A Castelvolturno mi hanno detto: “Blessing sei tu che ci devi pagare 65mila euro”. Non avevo mai pensato che dovevo andare in Europa a pagare un debito!».

Laureata in informatica è partita da Benin City con la promessa che in Italia avrebbe lavorato in un negozio di informatica. L’adescatrice la compra con l’inganno, lei ci casca. Come tutte. Si ritrova sulla strada. Si ribella, fugge, denuncia. Ne esce alla fine. Ma la sua rabbia è ancora così tanta.

«Ero caduta nelle mani dei trafficanti – dice – Mi scorrevano tante domande: perché questa donna ha scelto proprio me? Dov’è la via d’uscita? Cosa devo fare? Perché sono finita così? Non avevo mai sognato di usare il mio corpo, di presentare il mio corpo da vendere, gettare e buttare».

Adesso la sua è una rabbia diversa rispetto all’inizio.

«Prima era rabbia piena di disperazione – spiega suor Rita Giaretta, l’anima di Casa Rut a Caserta – adesso si è trasformata in coraggio, che a sua volta si è trasformato in libertà».

Suor Rita invita a non guardarle con compassione queste giovani donne: sono forti, hanno voglia di costruire. Non sono da compatire.

 

Il volontariato «pesante», delle persone tristi non fa per loro. «L’assistenzialismo rende sempre in attesa di qualcosa. La liberta invece va impastata. Con creatività. Altrimenti le ragazze sono viste sempre come le poverine da aiutare e questo fa solo male», dice.

«Blessing – aggiunge Anna Pozzi – sta dando la sua voce e il suo volto. Il traffico si regge sui trafficanti ed è il business più redditizio. Poi c’ e la domanda di sesso a pagamento che si va ad aggiungere an questo. La tratta però è diversissima dalla prostituzione. Qui stiamo parlando di riduzione in schiavitù!».

Suor Rita infine dice: «Mi piacerebbe che la chiesa non fosse solo un ospedale da campo. Gesù quando libera rimette insieme le persone. E loro sono davvero le protagoniste».