Primi passi verso un Trattato Internazionale vincolante (Binding Treaty) per il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese transnazionali.

Se n’è parlato oggi alla Fondazione Basso, a Roma. Ecuador e Sudafrica sono fra i principali sostenitori del Trattato, per ora in una fase embrionale al vaglio di un gruppo di lavoro interno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite.

I primi elementi del testo sono contenuti in un documento di 14 pagine che è stato messo a punto a Ginevra, in due successive sessioni del Gruppo di lavoro intergovernativo.

«Si tratta di un processo diplomatico che servirà anche a creare una cultura nuova che lambisce tutti: governi, società civile, parlamenti», ha detto Nicoletta Dentico, della Fondazione Finanza Etica. Dentico ha anche spiegato che un tale processo, che riguarda da vicino la società civile, i consumatori e la politica in senso lato, ha lo scopo di ridimensionare l’importanza politica del settore privato e del Mercato, e di restituire potere alla dimensione pubblica.

«L’essere umano e i diritti umani vengono prima del mercato e del capitale», hanno detto i relatori.

«I governi in questi anni sono diventati i portaborse e i portavoce delle imprese. Si è come istituzionalizzato il ruolo del settore privato», ha aggiunto Dentico.

Il negoziato per la nascita di un Trattato vincolante prosegue in sede di Nazioni Unite dal 23 al 27 ottobre prossimo con la terza sessione del Gruppo di lavoro intergovernativo. Se andrà in porto l’intera opera negoziale, la valenza del Trattato sarà “rivoluzionaria”, dicono i promotori, stabilendo la primazia dei diritti umani sugli interessi del commercio. Questo significa, ha enfatizzato l’ambasciatore dell’Ecuador presso le Nazioni unite, Guillame Long che «le imprese saranno obbligate a rispettare le regole e a vedersela con la legge, nel caso in cui dovessero violare i diritti umani, e non solo nel Paese nel quale hanno la loro sede legale, ma anche in quello dove vanno ad impiantare il loro business», ossia normalmente nei Paesi in via di sviluppo, dove il costo del lavoro è molto basso e gli standard di protezione dei diritti sono al di sotto della media di quelli occidentali.

«E’ questa la grossa novità- aggiunge Long – non sarà più possibile per un’impresa multinazionale adottare due pesi e due misure: i diritti umani vanno rispettati tanto nel Nord, quanto nel Sud del mondo.

Finora solo gli Stati avevano questi obblighi, da ora in poi, se verrà finalizzato l’accordo per il Trattato, anche le imprese private saranno soggette ad obblighi».

Verranno, cioè, sottoposte ad un controllo non più aleatorio e a delle prassi che riguardano solo la loro buona volontà, ma al rispetto vincolante della legge.

I primi firmatari dell’appello rivolto ai parlamentari di tutto il mondo per sostenere la creazione del Trattato vincolante, scrivono che «la globalizzazione incontrollata ha generato asimmetrie di potere tra gli Stati, le comunità, gli individui e le imprese in termini di accesso alla giustizia e protezione dei diritti umani, specialmente nelle aree più povere del mondo», ed è pertanto necessario riequilibrare le forze, restituendo visibilità e voce a chi non ha avuto finora modo di far valere i propri diritti.