Dalla conferenza di Alma Ata (ex Unione sovietica) ad oggi sono passati quasi quarant’anni. Ma di passi in avanti verso il diritto alla salute globale ne sono stati fatti davvero pochissimi. <<La strada per il diritto alla salute rimane lunga e battuta da pochi>>, nonostante i principi sanciti dall’Oms in quell’occasione. Questa la conclusione di Nicoletta Dentico al panel di stamani sul Global health coverage (copertura sanitaria globale, ossia salute per tutti) al Festival della Missione di Brescia.

Gli interevnti di Dentico, giornalista e direttrice di health innovation in practice a Ginevra, e Francesco Castelli, professore di malattie infettive alla facoltà di medicina di Brescia, hanno messo in luce quanto la visione globale attuale, che pone al primo posto il Mercato e il ruolo dei privati, abbia allontanato la comunità internazionale dagli impegni pubblici presi ad Alma Ata.

<<La salute è diventata un bene di consumo come un altro. Nel 2000 l’obiettivo di portare la salute per tutti non è stato raggiunto. Gli otto obie

ttivi del Millennio sono ancora lontani dall’esser raggiunti>>, ha detto Castelli. E questo accade perchè i governii si impegnano di meno. Ancora oggi, nei Paesi in via di sviluppo, una donna su 120 muore di parto, ha spiegato Castelli.

Ma ci si può affidare al sistema privato o alla cosiddetta partnership pubblicato-privato per raggiungere obiettivi di sviluppo globale che riguardano paesi poverissimi e mal governati? <<Se sei un attore pubblico – denuncia Dentico – non puoi fare nulla se non hai un privato che ti sostiene>>. La Dentico si chiede se un tipo di ‘carità’ di questo genere che <<è marketing possa andar bene nel fare cooperazione>>.

La copertura sanitaria globale, lanciata nel 2010 dall’Organizzazione Mondiale della sanità è ancora una chimera ed è diventatao <<un modello assicurativo con molte ambiguità>>, denuncia Nicoletta Dentico. Anche don Dante Carraro, direttore di medici con l’Africa, Cuamm ha spiegato che <<i soldi sono importanti ma non può esistere una cooperazione fatta solo di soldi>>.

Tra i dati divulgati oggi ricordiamo quello che mette in luce il divario tra chi possiede risorse economiche e chi non ne ha: lo 0,7% della popolazione globale controlla il 41% della ricchezza mondiale, mentre il 91,6% ne controlla appena il 17%. Questo divario, concludono i relatori, si colma solo con un impegno ‘pubblico’ dei paesi ricchi a mettere a disposizione le proprie risorse per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo che riguardano tutti.