Dai 21 ai 35 milioni di vittime della tratta gridano aiuto: il 50% sono donne, il 18% uomini, il 12% bambini e il 21% bambine a volte persino di due anni. Freddi numeri che nascondo i drammi di persone strappate alla loro dignità e rese schiave delle forme più atroci di sfruttamento. Se ne è parlato nella tavola rotonda appena conclusasi presso il Salone Vanvitelliano di Palazzo della Loggia su “La schiavitù della tratta, nuova frontiera della missione” che ha affrontato un tema spinoso, spesso ignorato, considerato dai missionari una vera frontiera dievangelizzazione. Anna Pozzi, giornalista di Mondo e Missione e segretaria di Slaves no more ha moderato l’incontro, ribadendo che << il mondo missionario tiene accesa la denuncia di questo dramma ma offre anche dei segni di risposta attraverso azioni di lobbing, di accoglienza e di protezione delle vittime. Oggi il fenomeno della tratta ripete le prassi dell’antico commercio di schiavi di antica memoria. Questo è uno dei business illegali più redditizi>>.

Lo sfruttamento sessuale forzato rende molto di più del traffico di armi e droga e il fenomeno riguarda soprattutto ragazze provenienti dalla Nigeria, che prima di arrivare in Italia passano dalla Libia e già durante il viaggio subiscono violenze. Suor Gabriella Bottani, comboniana, presidente di Talitha Kum (alzati e reagisci) ha spiegato l’importanza del network internazionale delle religiose che combattono il dramma della tratta di esseri umani. <<La tratta di persone è un problema talmente grande che non possiamo agire da soli siamo davanti alla normalizzazione dello sfruttamento, dobbiamo alzare la testa e reagire>> ha detto la missionaria. Molte le storie che aprono spiragli su un mondo coperto da silenzi e omertà degli sfruttatori. <<Quando ci avviciniamo al dolore di tante persone dobbiamo farlo con la speranza di riuscire a dare giustizia e dignità a chi non l’ha.. – ha detto suor Bottani- Nella rotta del  Mediterraneo, il 90% dei migranti dicono di avere fatto esperienza di tratta e sfruttamento che si reggono su logiche vessatorie del più potente sul più debole>>.

La rete delle religiose ha 22 collegamenti in 72 Paesi nei  cinque continenti perché, ha detto la missionaria <<la Chiesa è una grande rete che ci aiuta a radicarci nei contesti locali mantenendo uno sguardo globale. Promuoviamo la collaborazione a tutti i livelli e con tutte le istituzioni, dobbiamo crescere nella collaborazione. Sono sfide della missione che ci pone e stiamo mettendo in atto risposte concrete grazie a gruppi di dialogo per la prevenzione in zone particolarmente esposte al fenomeno, soprattutto tra i più poveri. Combattere la tratta è tessere relazioni e cucire reti di collaborazione per uscire dalla mentalità del lucro che finisce per fare dell’uomo una merce da vendere>>.

La testimonianza di Blessing Okoelion , nigeriana autrice del libro “Il coraggio della libertà” ha commosso i partecipanti all’incontro. <<Quando ho deciso di venire in Europa, mi avevano detto che avrei fatto la commessa in un negozio di computer. Arrivata in Italia mi hanno chiesto 65mila euro e ho capito di essere finita in mano ai trafficanti. Ero in trappola e non avevo più scelta>>. Molte sue connazionali, anche minorenni vengono da Benin City, attratte in Italia dalla promessa di un buon lavoro o vendute da parenti ai colonnelli del traffico. Prima di partire fanno un barbaro giuramento di segretezza, con tagli, incisioni sul corpo secondo la prassi nei riti vodoo. Blessing invece ha avuto in coraggio di ribellarsi alla legge del marciapiede ed è andata alla polizia. Di lì all’ospitalità nella casa di Ruth e all’incontro con suor Rita Giarretta, il passo è stato breve e difficilissimo insieme. Oggi Blessing lavora come mediatrice culturale e ringrazia Dio <<per essere qui e per il mio futuro. Non avrei mai pensato di essere trafficata, sono laureata in informatica, non mi consideravo una sprovveduta. Ma quando sono arrivata in Italia e mi hanno detto  che dovevo pagare 65mila euro e dovevo cominciare a lavorare subito, mi sono sentita morire. Ma ho trovato chi mi ha teso una mano e ha creduto in me e ho ritrovato me stessa, quella donna che credevo di avere perso nel modo peggiore per sempre>>.